Massimo Berruti, eroe della pallapugno e artista innovativo di fama, nato a Rocchetta Palafea (Al) nel 1948, vive e lavora a Canelli (At) nel suo atelier di pittura denominato “Azzurro Cielo”. Ha iniziato ad esporre nel 1973. La sua pittura è sempre stata all’avanguardia. Ha seguito sin da giovane il suo io cercando di non scimmiottare correnti pittoriche: le sue opere non hanno nulla della classica iconografia dei pittori del luogo. È dalla Pop Art che Massimo Berruti ha tratto insegnamenti all’inizio della sua carriera per poi incanalarsi in uno stile tutto suo. La ricerca più personale è legata all’astronomia e all’essere femminile, ai giochi tra chiaroscuri, lavorando molto sulla dimensione ombra. Si specializza nell’uso dell’aerografo, che consente di rendere meglio il desiderio di una pittura basata sulla luce e sulle sfumature. Dotato di tecnica sopraffina, è velocissimo: pochi segni di gessetto su un foglio nero e poi via con aerografo a mano libera dosando intensità dello spruzzo e distanza dal foglio trasmettendo al quadro un gioco di luci affascinante e avvolgente. I suoi soggetti sono di una realtà coinvolgente, ma nello stesso tempo sfuggevoli, quasi effimeri. Ma banali. Ha dichiarato: “Parto da fotografie mie, che elaboro per trovare nella figura che ho davanti la sua vera anima. Il risultato finale è il frutto dello stato d’animo del momento”. Ha esposto, tra l’altro, a New York, Berlino, Milano, Torino, Firenze, Venezia, Alba, Cherasco (Cn), Reggio Emilia, Montecarlo, Alessandria,
Santo Stefano Belbo (Cn), Mango (Cn), Neviglie (Cn), Cortemilia (Cn), Monastero Bormida (At). Nel 2020, è stato pubblicato, presso Sorì Edizioni, il volume a lui dedicato Massimo Berruti: Tra balon e arte d’avanguardia: le due vite da campione, a cura di Luciano Bertello, con testi di Franco Binello, Marco Drago, Luigi Sugliano, Giovanni Tesio e Nando Vioglio e con fotografie di Bruno Martina. Nel 2021, è stato selezionato per la prima edizione del Premio Vittorio Sgarbi, a cui ha partecipato con il dipinto Il volto di Micaela realizzato ad aerografo. In occasione di una personale ospitata nel Palazzo della Prefettura a Cortemilia nel 2019, Giordano Berti ha scritto che nei ritratti di Massimo Berruti, “specie quelli femminili, traspare a volte un sottile erotismo oppure una gioia nascosta, un senso di malinconia oppure di abbandono alla dimensione onirica. Tale è la profondità psicologica di cui l’artista è capace, come lo furono i grandi pittori di epoca barocca”. L’osservatore si trova di fronte a “una specie di galleria degli specchi dove” si “può in qualche modo ritrovare emozioni perdute o viverne di nuove… anche grazie ai ‘dipinti spaziali’ dai quali emerge fortissima la dimensione del silenzio; una pittura esistenzialista che trae origine da riflessioni sulla dimensione universale nella quale gli esseri umani sono immersi, come polvere in un oceano cosmico”.