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Onda

Romano Campagnoli

Acquaforte su zinco con interventi a puntasecca acquerellata

20 x 20 cm

2000

Romano Campagnoli (Torino, 1935 – 2017) è stato allievo di Italo Cremona all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Ha tenuto corsi di Tecniche Grafiche Speciali nella stessa Accademia e diretto il Primo Liceo Artistico di Torino. Dal 1952, ha allestito numerose esposizioni personali in gallerie italiane e straniere, e ha partecipato a importanti collettive nazionali e internazionali. Nel giugno 1998, ha preso parte con una sala personale all’esposizione I pittori di Torino – Sur le versant de la peinture per la Regione Valle d’Aosta e ha tenuto un’esposizione antologica alla Maison des Arts et Loisirs di Thonon-Evian (Francia). Nell’aprile-maggio 1999, si è svolta la mostra antologica intitolata Romano Campagnoli – Anni ’60-‘90, presso la Sala Bolaffi, curata dalla Regione Piemonte. Come pittore, ha prediletto il tema degli elementi naturali: acqua, fuoco, terra, aria, luce e colore. I suoi quadri presentano sia grandi spazi bianchi centrali, sprigionando una forte luce, sia, all’opposto, una condizione percettiva di silenzio-assenza di luce, ma anche campeggiature segnate da nitide contrapposizioni chiaroscurali. Come incisore, ha sempre messo in mostra un sapiente impiego di un’ampia selezione di tecniche miste, dalla punta secca all’acquaforte, all’acquatinta, opere realizzate su matrici di zinco, con sperimentazioni anche su lastre di plexiglass. Il variato nucleo di temi affrontati da Campagnoli nei due ambiti, pittorico e grafico, appare nello stesso 

tempo unitario, ma anche reciprocamente provvisto di “una vita, per quanto comune e parallela, di fatto autonoma”. Angelo Mistrangelo, per il sito internet di 100torri.it dell’8 marzo 2017, ha ricordato la figura di Romano Campagnoli, definendola come quella di un artista “dalla misurata cadenza tecnico-espressiva”, la cui “ricerca” si è collocata su una sottile linea di confine “tra figurazione e lirico astrattismo, tra le ‘carte nautiche’ e tele come ‘Mareggiata’ e ‘Scogli’, sino al singolare manifesto e acrilico su tavola ‘L’occhio di Picasso (da Irving Penn)’. Immagini di un’avventura intorno alla pittura, al sogno, alla realtà trasfigurata in una luminosa, musicale e controllata rappresentazione, che si è potuta vedere, nel 1999, alla Sala Bolaffi nella mostra antologica che gli aveva dedicato la Regione Piemonte. ‘Campagnoli – ha scritto Marco Rosci – appartiene alla generazione torinese di Ruggeri e Saroni, Carena e Soffiantino’ e ancora di Tabusso e Francesco Casorati, con i quali ha attraverso le correnti e le esperienze del secondo Novecento e del nuovo Millennio. La sua pittura – sottolinea ancora Rosci – ‘diviene tintura, la forma diventa ritmo di pure trasparenze solari, la tela stessa si trasforma in una superficie di liquido flottaggio’. E in questa dimensione, si coglie l’essenza di una visione che travalica il quotidiano per consegnare e consegnarci il suo poetico, sospeso, atmosferico linguaggio”.