Marco Fiaschi vive e opera tra il Monegasco e l’Astigiano. Ha lavorato per oltre trent’anni nel campo del design e del marketing, contribuendo alla creazione di marchi importanti a livello internazionale. In quegli anni di grande lavoro creativo, ha affinato la sua passione per l’arte, iniziando a sperimentare l’utilizzo dei materiali più disparati. In seguito a questa lunga esperienza, la sua consolidata capacità di osservazione antropologica, lo hanno spinto a indagare artisticamente l’Antropocene, nelle sue correlazioni materiali e spirituali con la natura. Il suo lavoro, prettamente materico, astratto e fortemente espressionista, medita sulle distorsioni della società. Prendono forma da queste riflessioni analitiche le opere che rappresentano lo stile e il pensiero dell’artista, che resta di fondo legato all’ambito sociale e contemporaneo. Per i suoi lavori utilizza ferro, resine, cemento, gres, legno, ceramica e ossidi, che assembla e lavora anche per sovrapposizioni e che, come ere geologiche, affiorando da un lontano passato, rilasciando la loro potente traccia. Ha partecipato a mostre nazionali e internazionali.
Secondo Serena Fumero, curatrice della personale Perseveranza di Marco Fiaschi, ospitata, insieme a quella di Guido Persico, intitolata Resti composti e curata da Sara Liuzzi, presso il Fondaco di Bra tra settembre e ottobre 2024, l’artista, “nella sua ricerca artistica, è approdato a un codice grafico” per raccontare la storia “delle piante, degli esseri vegetali tutti, che nonostante la ‘Natura Matrigna’, l’inospitalità di certe regioni del pianeta, i disastri climatici, i terremoti, le glaciazioni e le desertificazioni, continuano a dare segnali di vita: i ‘Perseveranti’. […] Nei suoi lavori troviamo come prima cosa i colori di sfondo: i gialli ocra dei deserti sabbiosi, i bruni dei vulcani, i bianchi dei ghiacciai, i blu degli oceani. […] A tutto questo, in ogni sua opera, aggiunge una sequenza di lettere e numeri: le coordinate geografiche di questi luoghi”. E “attraverso tavole materiche dall’aspetto sabbioso, di dimensioni diverse”, tutto, “nello spazio del Fondaco”, trova “un ulteriore senso, un linguaggio, una sorta di mappa alla scoperta di questi luoghi in cui, nonostante tutto, persevera la vita e noi, miseri, leopardianamente parlando, per un breve istante abbiamo l’illusione di possederne il codice” (https://www.ilfondaco.org/portfolio/resti-composti-perseveranza).