Alessandro Maio è nato nel 1966 a San Marco d’Alunzio (Me). Vive e opera a Torrenova (Me). Autodidatta, si è avvicinato al mondo della pittura da autodidatta. Interessante è l’incontro con il Maestro Italo-inglese John Picking, da cui apprende le tecniche dell’olio e dell’incisione, propedeutiche per lo sviluppo autonomo e indipendente che connota il suo percorso. Desideroso di suscitare emozioni nell’osservatore, l’artista emerge nel variegato panorama contemporaneo tramite la vis cromatica che gli è propria, memore, in ciò, del paesaggio insulare in cui è nato e in cui tuttora vive. Nella maturazione della poetica dell’autore, nomi quali Hieronymus Bosch, Nicolas Poussin, George Grosz, Georges Mathieu e Mario Schifano hanno sicuramente svolto un ruolo non marginale: a questi il pittore si è infatti rivolto con ammirazione. Prendono così vita scenari astratto-informali in cui è il colore (evanescente, incisivo, geometrico) a dare carattere e personalità alle opere, con atmosfere spesso surreali. Fil rouge che unisce i cicli della sua produzione è la caducità delle cose materiali. In tal senso, i gesti informali sul mezzo pittorico devono intendersi come moti dei singoli elementi intercettati dal nostro apparato sensistico. Essi rappresentano dunque l’energia che dal vuoto si manifesta in materia tangibile, seppur effimera e soggetta a continui cambiamenti ed evoluzioni. Tra le partecipazioni più rappresentative: Triennale di arti visive a Roma, 2014, presso l’Università La Sapienza. Premio Sulmona (su invito) 2016, 2020, 2021, 2022, 2023, due volte premiato con menzione speciale di merito. Vincitore del concorso ‘Arte Memoria e Legalità’ 2021, patrocinato dalla Presidenza della Repubblica. Suoi dipinti si trovano in diverse collezioni pubbliche nazionali e in diverse collezioni private.
“Il pittore Alessandro Maio”, a giudizio del critico d’arte Giuseppe Possa, “è un artista siciliano […] il cui repertorio tematico intimistico è legato alla storia della sua terra e a quella personale. Le sue opere, rappresentate dal colore steso con il puro gesto istintivo, partono da un segno ‘futurista’ o meglio ‘vorticista’ che in uno stile proprio vorrebbe rappresentare l’origine, il principio costituente dell’universo, dove gli elementi non sono ancora distinti. In un mondo ormai globalizzato, sommerso dalle immagini che fluiscono come un fiume in piena e che mira sempre a mercificare tutto, Maio cerca ispirazione nella profondità spirituale, mistica, ma non legata agli aspetti religiosi: ‘Cerco di rappresentare col colore e con il puro gesto istintivo, l’idea di un ‘ordine implicito’ superiore, dove avrebbe dimora il tutto’. Con metafore e simboli, vuole spingerci a riflettere sulla superficialità del nostro ordine sociale e del nostro immaginario collettivo. Le sue sono ‘finestre’ aperte sullo spazio e sul tempo, su sempre nuovi e infiniti orizzonti, che lo spingono a dipingere le proprie sensazioni tra forme e colori. Lo fa, soprattutto, con quelle ‘velature geometriche’: sfumature al limite dell’astratto che trasmettono anche messaggi globali, carichi di istintualità e fascino, interpretando la realtà in un mondo fantastico, di ‘ben essere’, in un connubio di cromie vivaci e atmosfere intense, con figurazioni ben amalgamate, percepibili come fossero in movimento” (https://www.ossimoro-art.it/alessandro_maio_ossimoro.html).