Antonio Spanedda è nato nel 1961 a Novara, città dove vive e lavora. Si è diplomato in scultura e dottorato di ricerca in Arte Sacra all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Ha svolto la formazione teatrale presso il laboratorio C.I.T.A. di Novara. Nel 1990, ha partecipato alla rassegna “Festival & Festival” e ha presentato il suo spettacolo di pittura con spray. Nel 1993, è intervenuto, in qualità di attore, a diverse trasmissioni televisive su reti nazionali e ha lavorato in teatro, mentre ha iniziato il ciclo di esposizioni con installazioni, video ed environment nei luoghi non convenzionali dell’Arte. Nel 1996, ha fondato il gruppo Argilla, che raccoglie le esperienze di diversi autori, e ha organizzato le performance artistiche in diverse città italiane. Collabora con lo Stalker di Torino a diversi progetti, fra cui: la Cittadellarte di Michelangelo Pistoletto, il Festival delle Arti di Biella e al progetto “RAIII”. È presente nelle rassegne di video-arte “Civitavideo 98”, “Video-Festival Dietikon 99”, e a una rassegna d’arte visiva a Roma con Vettor Pisani, Giosetta Fioroni, Fabio Mauri e Luca Maria Patella. Ha progettato e realizzato “Laboratorio tv” e ”Popshow”, due avventure artistiche postmoderne da cui nascono i relativi programmi televisivi. Nel biennio 2002-2004, si è impegnato nel ciclo di opere in alluminio e acciaio realizzate attraverso procedure tecnologiche innovative. È autore dell’opera Un Uomo Giusto, presentata al pubblico il 31 marzo 2004 nella Chiesa del Sacro Volto di Milano. Nel 2005, ha preso parte all’evento collaterale “Già e non ancora…” della Biennale di Venezia con l’opera Ambone, Casa della Parola, in permanenza nella Chiesa di S. Lio a Venezia. Nel 2006, ha eseguito le opere dedicate alle “Anime Giuste” per il progetto “Arte Cristiana Contemporanea”, il “libro sacro” per Sant’Orso, per il Priorato di Sant’Orso ad Aosta, ed il reliquiario per San Raimondo in permanenza nella Chiesa delle Suore Cistercensi di Nazareth a Piacenza. È tra i fondatori di artesacracontemporanea.it, un portale web che raccoglie informazioni sui beni culturali attinenti alla sfera del sacro e della spiritualità.
Nel 2010, è nato il progetto artistico “IOTIAMO”, incentrato sull’Amore Universale e nel 2012, insieme ai Testimonial del progetto, ha costituito ACC, un’Associazione operativa di partecipazione senza scopo di lucro, per promuovere e diffondere la cultura attraverso l’arte. Nel 2015, ha esordito con il laboratorio per bambini “Capsula del Tempo”, un esperimento artistico per viaggiare nel futuro. Nel 2018, ha lavorato a Monaco di Baviera per il progetto d’Arte Relazionale “FRAU”, dedicato al lato femminile del mondo. In Italia, ha dato vita a “Tramedimpresa”, un progetto che combina gli strumenti della formazione con quelli della cultura e della comunicazione. Nel 2019-21, ha ripreso la riflessione sulla donna con il tour espositivo “MADRE-DONNA” e il progetto “L’arte fa bene al Business”, in collaborazione con l’Accademia Brera di Milano. Insegna Fenomenologia delle arti contemporanee presso l’Accademia di Belle Arti ACME a Novara. Il 20×20 donato dall’artista Antonio Spanedda rientra specificamente nell’ambito del progetto di ricerca artistica e umanistica denominato “DONNA Volto del nuovo decennio”, che è stato “iniziato in Germania nel 2018 e sostenuto dal Kulturreferat München e da Künstlerhaus Villa Waldberta. Un viaggio dalla Germania all’Italia – che usa l’Arte Relazionale come strumento di espressione e di comunicazione – per raccontare il lato femminile del mondo come leva di innovazione e di crescita. Nel corso di questi anni più di 150 donne di differenti nazionalità, hanno deciso di partecipare ai workshop dell’artista per condividere le loro istanze di cambiamento. In questo percorso di ricerca, il Femminile, cioè quell’insieme di ricettività, creatività e cura che va al di là della donna come genere, è il principale protagonista del cambiamento ed è, in questo senso, detentore del potere di generare una nuova umanità”. In particolare, si tratta di “icone digitali”, che “sono il risultato dell’esperienza relazionale attraverso i Workshop con l’artista e sono tutte associate ad una parola, un principio guida, che sovrasta il volto. Con un processo di elaborazione digitale dalla fotografia approdano ad un risultato iconografico composto da milioni di pixel. Le icone digitali successivamente vengono stampate su differenti supporti e lavorate in funzione delle necessità espositive e di comunicazione” (https://www.spanedda.it/donna/).