Elsa Mezzano è nata a Cavagnolo (To). Le sue prime esperienze fotografiche sono nate a Torino. Ha iniziato con una Nikon e una minuscola camera oscura. Nel ’74 si è stabilita a Rivoli (To), dove ha installato un vero e proprio laboratorio fotografico attrezzato di tutto punto. Si è dedicata allo studio e alla sperimentazione di nuove tecniche funzionali al proprio modo di concepire le immagini, elaborando, negli anni, una foltissima serie di immagini di paesaggi, nature morte, composizioni. Le molteplici occasioni di incontro in Italia e all’estero con artisti, musicisti, scrittori, le hanno dato l’opportunità di dar vita ad una vasta e personalissima galleria di ritratti, da Luigi Carluccio, Antonio Del Guercio, Mario De Micheli, Achille Bonito Oliva, Gillo Dorfles, Nicola Micieli, tra i critici d’arte; a Mal Waldron, Giorgio Gaslini, Tiziana Ghiglioni, Giovanna Marini, Igor Sciavolino, Severino Gazzelloni, Fausto Amodei, Cicciu Busacca, Rosa Balistreri, tra i musicisti e i cantanti; a Gonzalo Alvarez Garcia, Berrocal, Ennio Calabria, Carmen Covito, Agenore Fabbri, Kounellis, Aldo Mondino, Giò Pomodoro, Enzo Sciavolino, Emilio Tadini, Younis Tawfik, Sergio Vacchi, Pierre Klossowski, Ignazio Buttitta, Tahar Ben Jalloun, Egi Volterrani, tra gli artisti e gli scrittori; a Tadheus Kantor, Bruno Cirino, Roberto Castello, Alessandro Certini, Rosita Mariani, Micha Van Hoecke, tra gli attori e i coreografi. Ritratti insoliti, in cui idea e tecnica si fondono per far prevalere la dimensione più profonda e psicologica che il personaggio evoca. Grandi e piccoli formati, rotoli in tela, sequenze filmiche, sovrapposizioni e scomposizioni, effetto mosso, grana a volte accentuata, inquadrature ardite, bianco e nero e colore, viraggi, identificazione del soggetto con la sua realtà evocativa: questi sono gli elementi più originali delle sue immagini fotografiche, immagini esposte in mostre internazionali come la Biennale di Venezia del 1978. Ha collaborato con foto di reportage con alcune riviste, tra le quali “Amica”, che ha pubblicato un suo servizio sull’Iraq. Sue foto sono pubblicate in libri, riviste d’arte e di cultura e in cataloghi di artisti.
I “ritratti fotografici di Elsa Mezzano”, ha scritto Gonzalo Álvarez García nel 2003, “sono biografie istantanee, racconti veloci come fotogrammi. Il sostantivo ritratto, dal verbo latino retràhere, ha tra i suoi significati quello di estrarre e di tirare indietro: esprime la volontà del fotografo di estrarre qualcosa dal suo segreto nascondiglio e di fermare qualcuno che, se non trattenuto dall’artista, rischierebbe di precipitare nel mare dell’oblio. Immagine, figurazione, icona, rappresentazione, spettro, maschera, metafora sono sinonimi della parola ritratto. Tutte queste parole indicano l’indeterminatezza e l’ambiguità della nostra esistenza. Siamo una infinita sequenza di immagini, di rappresentazioni più o meno teatrali, di maschere, di metafore. Metafore di che cosa? Shakespeare e Calderòn della Barca per esprimere ciò che intendevano per esistenza umana si rivolgevano alla parola sogno. Volevano dire che siamo una impalpabile teoria di immagini oniriche. Elsa Mezzano prende una di queste infinite immagini di noi e la salva per sempre. Per un sempre temporale, naturalmente. E con essa ci racconta uno degli infiniti racconti in cui è scandita la nostra biografia. Tra i sinonimi del verbo ritrarre ritroviamo pure parole come riscattare, redimere, liberare. Elsa Mezzano libera quell’oscuro mistero, o enigma, che ogni cosa e ogni persona è senza rendersi conto di esserlo. Che cosa Elsa Mezzano ha messo di suo nel liberare questa fugacissima metafora di noi stessi? Perché la contemplazione di questi ritratti fotografici di Elsa Mezzano (sebbene le nostre anime siano state ammaestrate a nutrirsi quasi esclusivamente di immagini), scatena nel mio intimo quel turbamento che soltanto la contemplazione dei ritratti etruschi nel Museo di Volterra provoca?” (http://www.enzosciavolino.it/elsa-mezzano).