Galleria

en plein air

Evoluzione temporale 12

Giampietro Cudin

Tecnica mista

20 x 20 cm

2023

Gianpietro, Gianni per gli amici, Cudin è nato nel 1948 a Gorizia. Vive e lavora a Padova. Nella sua carriera artistica di pittore, scultore e grafico in continuo divenire, ha partecipato alla Biennale Internazionale della Piccola Scultura di Padova e alla Biennale della Scultura d’Arte Dantesca a Ravenna. La curiosità che accompagna il suo animo gentile lo porta a esporsi a sempre nuove sfide che lo vedono via a Nanao in Giappone per una realizzazione di un tabernacolo ed esposizione di Grafica e Scultura (1982), a Montrèal in Canada per presentare Immagini, una cartella di grafica dedicata a Carolyn Carson (1983) a Santa Monica (California, USA, 1997), a Parigi (1998), in Russia, a Mosca, per la realizzazione di più opere scultoree: Macchiavelli, Padre Alexander Men, Raoul Wallenberg per i Giardini della Biblioteca M. Rudomino (1996), a Venezia per una performance durante la 48a Biennale d’Arte Contemporanea (1999). Ha realizzato il design del soffitto e il tabernacolo della chiesa di San Bellino a Padova e una serie di sculture monumentali che sono state collocate in vari punti della città di Padova e di fronte al Castello Carrarese. Dopo aver Realizzato il busto del “Giusto tra le Nazioni” Giorgio Perlasca presso l’Istituto di Cultura Italiana a Budapest, copia dello stesso busto è stata collocata a Toronto (Canada), nei giardini delle sede associativa degli Italiani-Veneti. Nel 2013, ha realizzato un intervento a Forte Marghera con il gruppo Materia Prima e partecipato all’evento collaterale alla Biennale di Venezia presso il Padiglione Tibet con sede a Santa Marta. Ha esposto recentemente presso il Museo Italo Americano di San Francisco.

Gianni Cudin è noto a livello internazionale per la sua opera poliedrica che spazia tra scultura, pittura e grafica, con uno stile astratto e informale, ricco di colore, di simboli e archetipi, di valenze evocative ed emozionali. I suoi lavori colpiscono per l’espressività resa mediante un sapiente uso del cromatismo. “Se esaminiamo le opere di Cudin”, ha considerato Bruno Agrimi, “ci rendiamo conto che, sotto l’aspetto esteriore apparentemente tranquillo, e lo splendore robusto delle sue opere troviamo un fermento, un’agitazione che si riversa nella sua straordinaria arte, fatta anche di momenti d’incertezza, di crisi interiori”. Nei dipinti di Cudin, secondo Alfonso Pluchinotta, i “colori, accentuati da uno sfondo chiaro ben dominato, vi irrompono vibranti e impongono un loro ritmo, quello scandito della presenza e della assenza, laddove le pause hanno un significato e anche i vuoti diventano parole non dette. Come effetto, l’emozione perdura, percepita come immagine evocatrice ma anche come fermento di un dialogo da costruire”. “Luce, colore, movimento, fondamentali per la vita”, come ha ben rilevato Alessandra Possamai Vita, “definiscono e connotano in Cudin il suo e nostro ambiente, uniscono i ‘riti’ quotidiani con le stagioni della nostra esistenza”.