Galleria

en plein air

Fondale riemerso

Elisa Nepote

Acrilici e spry su tela

20 x 20 cm

2024

Elisa Nepote è nata nel 1985 a Savigliano (Cn). Ha conseguito il Diploma Accademico di primo livello in Arti visive e discipline dello Spettacolo all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Attualmente frequenta il biennio specialistico in pittura presso Accademia di Belle Arti di Brera Milano. Vive e opera a Milano. Mostre collettive: 2011 – The Third Floor: FreeSpeach Zone, IUCSA, Torino, curata da Francesca Berardi; 2016 –  Segni 20×20, Bohom Fine Art Torino, curata da Alessandro Novazio; 2022 – Artisti per la Pace e per il Lavoro, Palazzo Trivulzio Brivio Sforza, Milano, curata da Giulia Ferrando e Alessio Croari; 2023 – Con-relazioni, Palazzo Broggi, Novara, curata da Mattia Peruzzo, Mirabilis, Palazzo Meravigli 2, Milano, curata da Alberto Mattia Martini, Marco Casentini e Dany Vescovi, SummerStorm – espressioni emergenti, oltre i confini dell’Accademia, Galleria Bonelli, Milano, curata da Marco Casentini, Dany Vescovi e Alberto Mattia Martini; 2024 – Sguardi III, ProgettoArte Elm, Milano, Curata da Marco Casentini e Dany Vescovi. Mostre bipersonali: 2024 – Into the Blue, Corals Gallery, Milano, curata da Greta Zuccali. “La giovane artista Elisa Nepote”, ha scritto Jacopo Suggi nell’articolo-intervista pubblicato sul sito online di “Finestre sull’Arte” il 23/11/2023, “porta avanti da qualche tempo la sua ricerca sul colore blu, non solo negli aspetti percettivi ed emotivi ma anche il suo rapporto con la storia della civiltà”. È “al blu che Nepote ha consacrato tutti i suoi ultimi sforzi, in un percorso artistico che è iniziato alla Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e si è poi perfezionato a Brera, ma che si è forgiato anche nello studio dello scultore Fabio Viale e in diversi laboratori di restauro, design, arredo e moda. Da qualche tempo ha abbandonato una produzione figurativa, incentrata sui volti, in bilico tra suggestioni classiche, influenze underground e desunte dal mondo dei tatuaggi, per mettere sotto esame il fenomeno del colore blu”.

Adottando “una disposizione quasi scientifica” e “iniziando le sue indagini quasi dal principio, […] in quest’ultimo anno, i suoi sforzi e interessi sono tutti assimilati al ruolo che il blu ha avuto nella cultura egizia, tra le prime a farne un uso ricorrente e ad associarlo alla dimensione del sacro”. A uno sguardo più attento, ci si avvede che le “sue opere appaiono solo apparentemente monocrome, perché come ci si avvicina si nota un’infinita varietà di gradazioni, di texture e di segni grafici che movimentano le superfici, creando movimenti sempre diversi, talvolta rasserenati altre volte più impetuosi. Queste lavorazioni danno origine a imprevedibili effetti percettivi solleticando diverse temperature emotive”, che sono il frutto di una “grande disciplina e attenzione alla sperimentazione, e benché potremmo credere nascano da una certa dose di impulsività e dell’imprevedibilità del caso, sono invece precedute da molteplici studi e da calibrati bozzetti, che vengono tradotti in dipinti finiti solo quando soddisfano l’artista”. Insomma, Elisa sa “riflettere sul passato, senza doverlo stancamente ripetere o ostentare”, ma, anzi, “attualizzandolo e armonizzandolo attraverso il filtro delle esperienze del contemporaneo, in una via che varrebbe la pena intraprendere. Le premesse ci sono tutte, ora sta all’artista portarle avanti con genuinità e perseveranza” (https://www.finestresullarte.info/opere-e-artisti/l-indagine-sul-blu-di-elisa-nepote).