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Frammenti di Memorie

Livio Stroppiana

Tecnica mista su tavola

20 x 20 cm

2011

Livio Stroppiana è nato nel 1942 a Torino, dove vive e lavora. È stato allievo di Piero Martina, Filippo Scroppo e Giacomo Soffiantino, frequentando i loro studi e corsi all’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino. Ha seguito, inoltre, i corsi della scuola internazionale di Grafica di Venezia tenuti da Riccardo Licata. Pittore e incisore, espone dal 1962 in mostre personali e collettive in Italia, Francia e Svizzera, ricevendo premi di pittura e di incisione sia in Italia che all’estero. Sue opere si trovano presso collezioni pubbliche italiane e francesi e presso collezioni private in Italia, Francia, Brasile e Stati Uniti d’America. Quella di Livio Stroppiana, a parere di Giovanni Cordero, è “una pittura che denuncia con precisa determinazione la lunga esperienza e il dialogo quotidiano con la materia che l’artista leviga ed incide, corrode e mordenza, inchiostra e colora, dilava e stempera. Emergono dalle sue composizioni l’abilità, la padronanza, la maestria di organizzare il nulla o il caos informe in vaste campiture di linee e spazi, luci e ombre, pieni e vuoti. Affiorano nell’impasto dei colori sanguigni e rutilanti la sintesi tra significato e senso, ragione e sentimento, lirismo e astrazione. Sono muri scrostati, passaggi e camminamenti, rocce calcinate, stratificazioni geologiche, suoli, linee di confine, orizzonti, che il nostro fallace

percepire, associa ai miraggi della quotidianità, alle vedute del nostro ambiente. Tutto, però, prende le sembianze trasfigurate di un paesaggio astratto, tutto è raggrumato come una ferita rimarginata, dissimulato come una traccia interiore. Sono opere che parlano fondamentalmente della storia e dell’esperienza dell’artista che riconsidera il tempo attraverso le immagini sbiadite della memoria e ne sviscera le più intime qualità poetiche. Il vissuto personale è narrato con estremo pudore, in perenne oscillazione tra un impulso a farlo emergere e renderlo comunicabile, oppure negarlo, reprimerlo, confinarlo in un mondo privato, riservato ed esclusivo: il mondo famigliare degli affetti. L’artista, per difesa e con estrema coerenza, cala allora sulle sue opere il velo dell’astrazione pittorica e trasfigura ogni cosa apportandovi una destrutturazione e scomposizione formale dove, a volte, dominano i valori della superficie e della stesura ampia e squillante, altre volte si impone un linearismo convulso, agitato, quasi un sismogramma della sua temperie psichica. Il colore interviene sempre con una funzione più che di appoggio di vero contenuto espressivo e può essere anche inteso come metafora e sintesi della complessità e drammaticità del nostro tempo”.