Luce Delhove è nata nel 1952 a Uccle (Belgio). Vive e lavora a Milano. Dopo aver trascorso la sua infanzia in Africa fino all’età di sette anni, all’età di nove anni si è stabilita a Roma con la famiglia. Nel 1972, ha conseguito il diploma di “Baccalauréat scientifique” al Lycée Chateaubriand di Roma. Dal 1974, ha frequentato l’Istituto Politecnico di Design a Milano diretto da Nino Salvatore, conoscendo autori come Bruno Munari, Guido Ballo e Attilio Marcolli, affinando così un’interiore inclinazione al rigore progettuale. Designer, incisore, pittrice e scultrice, ha insegnato grafica d’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Fin dal 1979, si è occupata di grafica, approfondendone le conoscenze dei linguaggi e delle tecniche, e dal 1998 ha iniziato a sperimentare nuovi materiali per le grafiche e a realizzare delle sculture con carte stampate, cellulosa, ferro e materiale tessile. Nel 2000, ha compiuto uno stage di lavorazione e sperimentazione dell’ardesia in Valle Argentina (Im), dedicandosi, quindi, alla realizzazione di gioielli. Dal 2006, la sua attenzione si è appuntata sull’osservazione delle palme e di tutti gli elementi che la compongono, come fibre, foglie, semi, realizzando frottage su lunghi fogli stretti assomiglianti a grandi kakemono, alte sculture verticali di carta pesta, piccoli e grandi ventagli, un lavoro di linee e pieghe. Dal 2011, ha realizzato sculture in ferro e alluminio con materiale di riciclo, creando delle texture sulle superfici. Nel 2017, ha vinto il premio Internazionale Comel Vanna Migliorin a Latina, con un’opera intitolata Raminie n. 12. Dal 2017, la sua ricerca si è concentrata sul tema della linea ritmica e gli archivi del segno, incidendo legni per realizzare carte, grafiche, sculture, assemblaggi e installazioni nel suo studio a Città della Pieve in Umbria. Nel gennaio del 2021, è stata invitata alla Fondazione Bogliasco di Genova per partecipare a una residenza d’artista della durata di un mese. Nell’agosto dello stesso anno, ha esposto alla Sala Esposizioni Panizza di Ghiffa (Vb), in Piemonte, con alcune opere ispirate al mare e alla natura. In questi ultimi due anni, ha lavorato al progetto intitolato Infinite ragioni, realizzando grandi installazioni e fotografie inspirate al fiume Adda e al suo territorio.
L’originaria formazione legata all’arte della grafica si ritrova in tutto il lavoro di Luce Delhove: percezione, esperienza e consapevolezza della memoria, volontà cognitiva e tensione costruttiva. La ricerca sulla luce, che inizialmente era limitata allo spazio bidimensionale dell’incisione, del disegno, della pittura, si espande ora nello spazio tridimensionale della scultura, nell’installazione e nei gioielli d’artista, testimoni di una grande abilità tecnica, dove l’influenza del design si fonde con la ricerca artistica. Per la mostra personale Segni, ritmi, natura, ospitata nella Sala Esposizioni Panizza di Ghiffa, il curatore Francesco Pagliari ha sottolineato come la natura sia “un tratto ricorrente nella ricerca artistica di Luce Delhove, nel passare attraverso gli elementi e gli stati sensibili; la natura corrobora le sensazioni, crea immediati valori che si riproducono incorporei”, divenendo “patrimonio d’idee”, oltre che “luogo e funzione dell’espressione”. Da un lato, segni e immagini “si definiscono sulla base di riflessioni coinvolgenti l’assetto di trame urbane e di concrezioni territoriali, in una derivazione concettuale che non riproduce, ma testimonia e ricrea”; dall’altro, “materia e realtà si fondono in un linguaggio polimorfo, nell’assenza di schemi ripetitivi, per frammentarsi e ricomporsi secondo radicali formulazioni del dire e del significare”. Ogni elemento naturale o ambientale “osservato e assimilato nella ricerca artistica di Luce Delhove […] diviene aria di libertà” e “si traspone in mutazioni di forma, densità, scala dimensionale”. E i ritmi cangianti e musicali del suo lavorio segnico rivelano una “costante densità di suggestioni” e rispondono a “un’indagine senza fine, che non può aver fine, per un’espressione di sensibilità aerea e luminosa”.