Astrid Fremin è nata nel 1963 in Normandia (Francia). Dal 1991 vive in Italia, in Provincia di Cuneo. Si è laureata in Storia Generale dell’Arte presso l’Ecole du Louvre di Parigi, con specializzazione in Arte dell’Africa e dell’Oceania. Durante questi anni di studio, compie diversi viaggi formativi in Spagna, in Germania, a Londra, Amsterdam, Berlino, Istanbul, in Italia e Grecia. Nel 1986, ha soggiornato a New York dove incontra uno stimolante ambiente artistico (Antoine Boots, Andrea Grassi, Gonzalo Fonseca) e decide di dedicarsi alla scultura, lavorando la pietra a taglio diretto, prevalentemente il marmo. Per l’artista, valgono i concetti di tattilità scultorea e di messa in campo non di immagini, ma di esperienze sensoriali da trasmettere nella materia, affidandosi agli archetipi psicoanalitici e al principio delle azioni nel tempo e nello spazio, che coinvolgono la propria corporeità e quella del pubblico. Nel 2009, ha cominciato a realizzare ragnatele in corda di canapa che, nel 2010, diventano istallazioni interattive. Nel 2012, viene iniziata alla pittura poetico-visiva dal pittore Dario Damato, personalizzandone il processo in forma più corporea e interattiva. Nel 2013, ha dipinto con altre sei donne un ciclo di grandi tele denominato “Donne Selvatiche”. Nel 2015, ha creato con il pittore Lucio Maria Morra la zen action painting
performance “Prima di Vendere gli Organi”, utilizzando poi i ritagli delle tele prodotte per realizzare un nuovo ciclo di sculture intitolato “Le Fruit de Nos Entrailles” (“Il Frutto del Nostro Ventre). In quello stesso anno, ha eseguito su commissione una scultura monumentale, “La Grande Ourse” (“Orsa Maggiore”). Nel 2017, ha realizzato performance di scultura interattiva intitolate “Incarnazione” e una serie di sculture/pitture dal titolo “PQCPQR” (“Perché c’é Qualcosa Piuttosto Che Niente”). Nel 2019, con Lucio Maria Morra ha effettuato una performance/installazione presso L20 – Centro Zen Metropolitano a Milano, oltre che l’installazione di Land art intitolata “Grand fau” (Il grande faggio) presso la borgata Bounaio di Coumboscuro, Monterosso Grana (Cuneo), nell’ambito di “La draio de l’estello” (Il cammino della stella della sera”. Tra ottobre e novembre dello stesso anno, ha partecipato, inoltre, all’edizione di Paratissima a Torino con il fotografo Paolo Volpi e insieme all’Associazione Culturale Ossimoro, realizzando l’installazione performativa interattiva “Efface sur le Sable le pas – TRACCE”, seguita pochi giorni dopo dalla performance/istallazione compiuta insieme a Lucio Maria Morra presso il Tempio OraZen di Padova.