Gianni Maria Tessari è nato nel 1949 a Carmignano di Brenta (Pd) e vive tra Torino e Bassano del Grappa (Vi). Dal 2003 al 2006 ha partecipato al “Video Festival di Ascona e Monti” diretto da Lucio Cabutti. Nel 2006 e nel 2007 è stato inserito nel Video Festival “VideoDiaLoghi”, diretto da Willy Darko, Lorena Tadorni e Olga Gambari. Lavora essenzialmente su progetti: “Vie Oscure” e “Appunti sulla Libertà” sono tra gli ultimi. La sua “poetica” si esprime attraverso mutevoli forme: una pittura sia figurativa che astratta, la videoarte e, in passato, la musica; sempre con una visione attenta ai problemi sociali, politici e ambientali (anche se talvolta in modo criptico, vedi i suoi “glifi”, appartenenti ad una scrittura, da lui inventata, priva di significato verbale ma con forti componenti simboliche). Ha creato una serie di libri d’artista, tra i quali “Città Quadro”, edito e presentato nel 1998 al Salone del Libro di Torino dalla Casa Editrice COM’MEDIA e citato nel testo, edito dalla Regione Piemonte, “Libri d’Artista in Italia, 1960 – 1998”, scritto e curato da Liliana Dematteis e Giorgio Maffei. Collabora con il Presidio del Libro e del Libro D’Artista “Verbamanent” di Sannicola di Lecce curato da Maddalena Castegnaro. Espone e collabora con la Galleria e Biblioteca d’Arte Studio 71 di Palermo, con Juliet a Trieste e, meno recentemente, con Darko Store di Torino. È presente in alcuni Musei, tra i quali: Muzeum Na Majdanku, Majdanek, Lublin – Polonia; Fondazione “La Verde – La Malfa”, San Giovanni La Punta (Ct); Galleria Civica “Giuseppe Sciortino”,
Monreale (Pa); Museo Degli Angeli, Sant’Angelo di Brolo (Me); M.C.A. Museo a Cielo Aperto, Camo (Cn); Istituzione “Francesco Carbone”, Ficuzza (Pa); Ucciardone Museo Arte Contemporanea, Palermo; Pinacoteca di Rittana, Rittana (Cn). La sua ricerca pittorica ante 1990 è incentrata su immagini figurative dai volti stralunati e dalle apparenze perturbanti, dipinte con volumi scomposti come solidi massicci, dai colori timbrici stridenti o monocromi contrastati di chiari e scuri. Dopo il 2000, inscena vedute di ambienti urbani postmoderni, la cui grigia monotonia architettonica è interrotta da inserti sia di colore liberatorio che di fasce ornamentali costituite da elementi grafici neoscritturali. Guidate dalla forza di uno stimolo favolistico, le superfici di anonimi edifici industriali si arricchiscono poi di aperture su cieli festosi, di tasselli finestrati con figure e di graffiti eloquenti della forza corrosiva e dirompente dell’eros, sino a ridurre la visione urbana a una fitta ragnatela di linee che ne figurano lo sviluppo viario planimetrico con ironici inserimenti di silhouettes umane. Si giunge quindi, più di recente, a una progressiva riduzione delle presenze grafiche a percorsi lineari che conducono lo sguardo nella dimensione astratta di un fantasioso firmamento o si trascinano, insieme a figure di stampo esoterico, nel buio inquietante del mondo cimiteriale o del sottosuolo lasciato intuire dall’introduzione di sagome misteriose di tombini di varia fattura.