Elham Hamedi è nata nel 1967 a Shiraz, in Iran. È un’artista multimediale, poetessa e curatrice internazionale, membro permanente dell’Iranian Visual Arts Scientific Association, laureata in ricerca in arti alla Yazd University e laureata in radiologia presso l’Università di Shiraz. È designer della rivista letteraria e artistica “Aghrabeh”. Alcuni dei suoi dipinti e installazioni sono stati ispirati dai frammenti di organi e dalle loro interazioni con oggetti inanimati. Nei suoi dipinti, cerca di stabilire una connessione tra pittura e argomenti medici legati al corpo. Questa relazione intertestuale è associata a temi psicoanalitici e la psicoanalisi è considerata il collegamento tra le due aree dell’educazione di Hamedi. Ha tenuto diverse mostre personali e collettive in Iran e all’estero. La sua collezione di dipinti è stata recensita da quattro critici iraniani in “Sokhan”, Rivista Culturale e Artistica Numero 34, 2018. I suoi lavori sono stati recensiti anche da Rocco Zani un critico italiano in “WordNews” 2021. Sta collaborando al progetto di Maurizio Esposito sulla rivista “Dialogo”. Alcune sue poesie sono state pubblicate in italiano su “Transiti Poetici” di Giuseppe Vetromile. Il n. 52 della serie “I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano” è dedicato a lei (ZAQBOOR Silloge di poesie, a cura di Giuseppe Vetromile). Fernanda Ferraresso così scrive, tra l’altro, in una nota critica sull’arte poetica e pittorica di Elham Hamedi: “Visualizzare e dare forma a ciò che sfugge, che è aereo, volatile e volubile, ma pervade e intride la materia, è ciò che le opere di Elham Hamedi, sia quelle pittoriche, che quelle letterarie in poesia, cercano di fare, come inchiodando un attimo preciso, che lo sguardo profondo ha colto, senza confondersi con il tempo in cui si vorrebbe trovare il senso per sintetizzarlo in un solo significato.
Tutto resta sospeso. Nel movimento del frammento, afferrato nell’istantanea si coglie l’attimo, l’attimo prima che evolva. Hamedi spiega le sue opere, che vanno sotto il titolo di Fragment- frammenti e afferma che ciò che si vede non è una frattura esposta soltanto, quanto piuttosto ciò che ne consegue, in un recupero dei pezzi, di un corpo scomposto, collocando le parti di cui si forma quasi in un mosaico, in un diverso assemblaggio da cui ciò che si palesa è un dire fermo, inciso in ogni sua parte: ‘sono memoria e resto ferma anche se tagliata, sbranata e trascendo il corpo per farmi memoria di tutti’. […] L’umano non è visto nell’espressione ma nella tensione dei componenti, i suoi sensi e il movimento, anche quando tutto sembra fermo, bloccato […]. Il pensiero, il grande promotore dei nostri gesti qui è freddato, il corpo è spoglio di pensiero, le sue parti sono componenti di quel tutto teatro scena in cui è immerso, una speciale cosmogonia contemporanea, dove l’eroe manca del volto ed è quel continuo smembrarsi e ricomporsi in tutti i corpi che formano un uomo-continuo, continuativamente riconfigurato e inspiegabile perché di sé il tutto: madre natura cielo terra aria energia” (https://cartesensibili.wordpress.com/2022/01/28/istantanee-fernanda-ferraresso-lanima-tra-i-marosi-e-i-passi-perduti-nella-poesia-di-elham-hamedi/).