Alfonso Lentini è nato in Sicilia, a Favara (Ag), nel 1951. Laureato in filosofia, si è formato nel clima delle neoavanguardie del secondo Novecento. Dalla fine degli anni Settanta, vive a Belluno, dove ha insegnato letteratura italiana e storia. La sua attività spazia dalle arti visive alla scrittura e si spinge talvolta nei territori della poesia. La sua prima personale risale al 1976. Nelle sue numerose mostre e installazioni tenute in Italia e all’estero, propone “poesie oggettuali”, poesie visive, scritture asemiche, libri oggetto, libri d’artista e in generale opere basate sulla valorizzazione della parola nella sua dimensione materiale e gestuale. Fra i suoi libri: Luminosa signora (postfazione di Antonio Pane, Pagliai 2011), Illegali vene (prefazione di Eugenio Lucrezi, EurekaEdizioni, 2015), Tre lune in attesa (prefazione di Giovanni Duminuco, Formebrevi edizioni, 2018), Le professoresse meccaniche e altre storie di scuola (Graphofeel, 2019). Suoi lavori visivi, racconti o poesie sono usciti a tiratura limitata con piccoli editori di qualità come Pulcinoelefante, Fuocofuochino, Babbomorto, Lettere S.Com.Poste o in edizione autoprodotta in forma di libri d’artista. Ha collaborato e collabora con riviste di ricerca cartacee e online. Con saggi e recensioni, si è occupato di scrittori e artisti “irregolari” come Angelo Maria Ripellino, Antonio Pizzuto, Dino Buzzati, Filippo Bentivegna. È uno dei principali autori del quotidiano di scrittura online “Il Cucchiaio nell’Orecchio”, fondato da Francesco Gambaro.
“In questi tempi di sospensione e di ‘resistenza’”, ha precisato Alfonso Lentini, “propongo alcuni miei lavori verbovisuali su pagine di libri che alludono al ‘palinsesto’, cioè alla stratificazione dei piani temporali e alle deformazioni percettive che ogni scansione cronologica, sovrapponendosi alla precedente, può provocare. La memoria è uno sguardo all’indietro che deforma il passato operando tagli, rimozioni, ingigantimenti, aggiustamenti di ogni tipo; pertanto il passato non è un riferimento immobile, ma muta col mutare dei soggetti e dei momenti in cui lo si rievoca. Le pagine dei libri sono forme di cristallizzazione del tempo, ma quello che tentano di raccontare è il flusso, la complessità attraverso cui la parola si carica di senso, nonsenso o plurisenso, attraversando le più diverse scansioni temporali e spaziali. Con questi miei lavori, che ho prodotto in grande quantità come strutture modulari e intercambiabili (e che pertanto possono essere viste anche come un continuum, una piccola galassia di pagine instabili), intendo stimolare una riflessione aperta sul continuo alternarsi di mutamenti e permanenze” (https://www.microbo.net/2020/07/alfonso-lentini/).