Corrado Alderucci è nato ad Avola (Sr) nel 1946. Vive e lavora a Torino, dove ha frequentato negli anni Sessanta il Liceo Artistico “Vittorio Veneto”, sotto la guida di Raffaele Pontecorvo, e, successivamente, i corsi serali ENALC per cartellonistica e grafica, allievo di Pippo Bercetti. Dal 1966 ha partecipato alle mostre e concorsi organizzati dalle Associazioni “Andrea Zerbino”, “Arte Città Amica”, “Galleria Europa”, “Arte Totale”, “Piemonte Artistico Culturale”. Ha esposto al Circolo Ufficiali di Torino, alla Fiera di Milano, nel Castello di Moncucco (At), nel Palazzo Salmatoris a Cherasco (Cn), alla 54a Biennale di Venezia Padiglione Italia Torino, nel Palazzo Lucerna di Rorà a Bene Vagienna (Cn), in Paratissima a Torino, nell’Ecomuseo Freidano di Settimo Torinese (To), al Centro Incontri della Regione Piemonte a Torino, nella Galleria20 a Torino. Per Enzo Papa, Alderucci “propone caratterizzate composizioni di volumi geometrizzanti, raggruppamenti di edifici stilizzati, evocanti le architetture essenziali di Carlo Scarpa, a volte con disposizione apparentemente decostruttivista.
I dipinti includono elementi minimali e simbolici, come chiocciole, matite, barchette di carta ed improbabili finestrelle attraversate da fili senza inizio e senza fine. Il colorismo è sobrio, tenuto sull’alternanza dei tre primari: rosso, giallo, e azzurro, con tonalità tendenzialmente ‘pastello’, anche quando l’artista indulge sui valori profondi dei viola, nelle diverse varianti. L’opera di Alderucci è una pittura di apparenza metafisica, ma senza lo smarrimento nostalgico, ispirato ai motivi dell’infanzia, dei trastulli, degli elementi dell’immaginario fanciullesco”. E secondo Stefano Greco, Alderucci è “un artista sensibile, fortemente legato anche alle sue origini, alla memoria atavica della caleidoscopica cultura siciliana, al Mediterraneo frequentemente proposto nei suoi lavori con una sequenza di linee spezzate, un mare blu profondo ed intenso, dal quale emergono come immagini mitologiche i soggetti del suo repertorio compositivo. Un omaggio inconscio alle civiltà della Magna Grecia, alla solarità dei suoi paesaggi, alle sue architetture arcane e misteriose”.