Galleria

en plein air

Lieve

Gabriele Garbolino Ru’

Gesso patinato

20 x 20 cm

2020

Gabriele Garbolino Rù è nato nel 1974 a Torino. Dopo aver conseguito la maturità artistica, si è diplomato all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino nel 1996. È docente di Disegno e Storia dell’Arte al Liceo “C. Darwin” di Rivoli (To). Ha partecipato a numerose mostre collettive, tra le quali Vanitas al Museo Sandro Parmeggiani di Renazzo e alla Fondazione Palazzo Bricherasio di Torino (1998), Alluminio tra Futurismo e contemporaneità al Museo del Cassero di Montevarchi (2013), Holy Mistery nella Chiesa del Sacro Volto a Torino (2015) e ArtSite Residenze Reali (2017). Una sua opera fa parte della Collezione permanente di scultura della Fondazione Gianadda di Martigny. Ha partecipato a fiere come ArteFiera a Bologna e al Pavillon des arts e du design, Jardin des Tuileries a Parigi. Ha lavorato per importanti committenze. Ha realizzato i ritratti bronzei dei successori di Don Bosco per la Chiesa di Maria Ausiliatrice a Torino, i gruppi scultorei dedicati alla Madonna della Salette per il Santuario di Viù (To) e il Cristo Risorto ligneo per l’abbadia di Oulx (To). È autore di opere pubbliche tra le quali: Eclissi di sole per il Parco di scultura di Ostellato, il Monumento ai caduti sul lavoro per il Comune di Collegno, Uno di noi per il Comune di Pianezza, Stele dell’adolescenza per il Parco di scultura di Viù (To), Atleta per il centro sportivo di Marene, Il lavoro edile per la Cassa Edile di Savona e il Monumento alle

missioni umanitarie di Diano Marina. Tra le mostre personali: Ipotesi per un ritratto contemporaneo alla Galleria Nobile di Bologna (2010), Gabriele Garbolino Rù al Museo d’Arte Moderna Fabbriche Chiaromontana di Agrigento (2010), Ritratto multiforme presso il “Cassero per la scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento” a Montevarchi (Ar) (2013).   “Tutta la scultura di Gabriele Garbolino Rù”, secondo Armando Audoli, “è inscenata su un limite d’orizzonte, sull’inavvertito confine di uno sconfinamento continuo, sul bilico di un equilibrio delicato… Delicati equilibri certamente non di natura ‘costruttiva’, giacché stiamo parlando di opere dal solidissimo impianto formale. Equilibri interni, piuttosto. Interiori. Intimi. Il soggetto può prendere così le sembianze di un enigmatico nuotatore, la cui testa – immersa a filo d’acqua – punta lo sguardo chissà dove. All’orizzonte, appunto”. E per Alfonso Panzetta, l’opera di Gabriele Garbolino è incentrata sulla “singolare ricerca sul volto e sulla figura, tendenzialmente frammentate o ingigantite in scala monumentale, realizzate in marmo, bronzo, ma sempre più spesso in algido alluminio, in ghisa pesante o in ferro acidato, tendono a trasfigurare i soggetti in una dimensione “altra”, parallela e simbolica, fortemente suggestiva, ma allo stesso tempo elegantemente destabilizzante”.