Galleria

en plein air

Mediterraneo

Mario Lo Coco

Ceramica

20 x 20 cm

2010

Mario Lo Coco Mario Lo Coco è nato nel 1954 a Monreale (Pa), dove vive e opera. Diplomatosi nell’Istituto d’Arte per il Mosaico di Monreale, oggi Liceo Artistico “Mario D’Aleo”, ha avuto esperienze didattiche nel campo della progettazione del vetro ed è stato docente nel corso professionale per Maestro vetraio organizzato dal Liceo Scientifico “Einstein” di Palermo. Ha iniziato a esporre in mostre personali a partire dal 1992 in Sicilia, Puglia, Abruzzo, Campania, Lazio, Umbria, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Francia, Svizzera, Lituania e Polonia, impegnandosi nella creazione di opere in ceramica e vetro, oltre che nella realizzazione di libri d’artista ceramici in collezione permanente presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, la Collezione libri d’Artista dell’Accademia di Vilnius e la Collezione Libri d’Artista Marco Carminati della Biblioteca Cantonale di Lugano. Sue opere sono esposte in diverse collezioni pubbliche, tra cui il Museo di Caltagirone (Ct), il Museo di Santo Stefano di Camastra (Ag) ed il Museo del Risorgimento di Faenz (Ra). Nel 2017 ha ottenuto il Premio “Francesco Carbone Experimenta 2017” a Ficuzzi (Pa). Nelle opere dell’artista monrealese si riconosce un’evidente impronta emozionale, che lo guida costantemente nella sapiente modellazione della terra, da cui ricava forme plastiche di aspetto 

geometrico, come coni sferici, sfere vere e proprie o moduli planimetrici a sviluppo ondulatorio, impreziositi dagli accostamenti delle cromie lucenti dei materiali vetrosi o dei riflessi metallici e della cavillatura tipici della tecnica raku. Sulle superfici ceramiche, trattate come libere espressioni di un codice artistico tipicamente astratto-informale, si sviluppano poi tutta una serie di personali variazioni grafiche, quasi un florilegio di decorazioni rabescate trattenute nell’impasto materico. Lo Coco, come ha scritto Salvo Ferlito in occasione della sua personale allestita nel 2013 all’interno dell’Ex Monastero dei Benedettini a Monreale, è pervenuto “ad un armonico equilibrio fra forma e colore, fra sviluppo volumetrico nello spazio e caleidoscopico incedere delle cromie. Gli azzurri acquosi, i rossi incandescenti, i neri tratteggiati, i gialli solari si compongono così sulle superfici invetriate, interagendo al contempo con parti scabre e non dipinte  […], in un gioco articolato di squilli e di silenzi, di aggetti e di incavi, di rientranze e fratture della struttura cretacea, che allude a una visione simbolica del mondo naturale, in cui l’elemento ctonio e quello aereo paiono contendersi lo spazio in una sorta di continuo (ma equilibrato) confronto-scontro di forze primordiali”.