Annamaria Gelmi è nata nel 1943 a Trento, dove vive e lavora. Ha studiato all’Istituto d’Arte di Trento, all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano con Domenico Cantatore e all’Accademia di Belle arti a Venezia con Bruno Saetti. Ha tenuto la sua prima mostra a Trento alla Galleria Mirana nel 1970. Usa il plexiglas realizzando opere di scultura e installazioni che giocano sulla trasparenza, altre con interventi su fogli di acetato, realizzando figure geometriche elementari, che appese proiettano ombre nello spazio. Nel 1975, ha partecipato alla mostra internazionale Luce e Materia. Il Metacrilato nell’arte, curata da Giulio Carlo Argan presso il Centro Industria di Milano. Nel 1978, è stata invitata per un soggiorno a Murano (Ve), dove ha lavorato il vetro con i maestri vetrai e ha eseguito diverse opere. Nei primi anni ’80, si è allontanata dal lavoro minimalista, essenzialmente in bianco e nero, per usare la carta giapponese. Negli anni ’90, le architetture sono diventate solo un segno, un richiamo simbolico (Perimetro), e in esse il colore è più forte e fa pensare lo spazio come condizione mentale di una visione diversa, ambigua e assoluta (Oltre la soglia). In questi anni, ha realizzato le sculture-installazioni in ferro, pietra e ottone. Tra le sue realizzazioni e partecipazioni espositive più recenti, si ricordano: nel 2003, “CONSERVATION” a New York e “Situazioni” al MART di Rovereto (Tn); nel 2006, “Fuori Luogo Comune” a Pergine (Tn); nel 2008, “Sculture all’aperto” al Museo M.I.M di San Pietro in Cerro (Pc), “Biennale di Gubbio” e “International Mother Language Art” a Dhaka in Bangladesh;
nel 2010, “Biennale di Scultura” a Racconigi (Cn) e ”Inarchitettura” al Castello di Rivara (To); nel 2011, “Rassegna Internazionale di Scultura” alla Villa Torlonia di Roma, “Dolomiti – New York” nello Spazio Italia a Monaco di Baviera e al Parlamento Europeo di Bruxelles; nel 2013, installazione High Mountain per l’inaugurazione del MUSE – Museo della Scienza di Trento; nel 2016, installazione Oltre il Sacro nel Duomo di Sankt Jacob a Innsbruck; nel 2019, “Video-Libri” al Museo Macro di Roma e “Caro Spartaco”, personale alla Galleria Loom di Milano. “Le opere di Annamaria Gelmi”, ha commentato Erika Lacava, “presentano una gestione dello spazio sapiente che non lascia nulla al caso: formule matematiche precise stabiliscono le relazioni tra gli elementi, e assonometrie, proiezioni e rotazioni legano l’una all’altra le figure creando disegni complessi di volta in volta differenti. In questa attenzione al calcolo e alla minuzia dei dettagli si vede la sapienza numerica del disegno tecnico-architettonico che Gelmi ha insegnato per quindici anni, che, unita a una particolare sensibilità artistica, dona leggerezza a un meccanismo che altrimenti avrebbe un valore puramente matematico. Ed è grazie a questa unione che le ombre sul muro creano accenni lievi di spazialità e tridimensionalità, e le doppie righe usate dai geometri per indicare due muri uniti diventano in lei una questione di stile, una finezza estrema che spezza la regolarità ritmando le sequenze in modo armonioso” (in https://www.juliet-artmagazine.com/annamaria-gelmi-caro-spartaco/).