Rossella Ricci è nata nel 1955 a Massa Lombarda (Ra), dove vive e lavora. Ha scoperto la sua vocazione artistica fin da bambina, frequentando la scuola Comunale d’Arte Mestieri di Massa Lombarda, dove ha studiato pittura sotto la guida di Umberto Folli docente all’Accademia di Ravenna e per diversi anni frequentando lo studio della pittrice Pina Zardi. Ha svolto un inteso lavoro di ricerca, sospeso tra l’astrattismo e la figura, ha sperimentato, la stampa e il transfer painting. Negli ultimi anni, si è avvicinata al collage e all’utilizzo di manifesti lacerati. Dai primi anni ’80 a oggi, è presente in mostre ed eventi artistici in Italia. I suoi quadri figurano in collezioni italiane e musei. “Nei quasi cinque ettari del Parco Museo di Sant’Anna del Furlo c’è un angolo dedicato in permanenza all’artista romagnola: il Ricci Corner. Esperta in calcografia e collage, Rossella Ricci è stata sempre presente alle edizioni della Land Art. Nel 2010 portò Oscillum, l’anno dopo Il Gioco in Gabbia, nel 2012 compose la Torre di carte e nel 2013 questa opera dedicata all’albero: Natura incorniciata. Quasi tutti i lavori presentati dall’artista sono il risultato di un lungo lavoro di ricerca: lei va in giro per l’Italia, ma anche all’estero, e sui muri stradali, o nelle tipografie o nelle collezioni private, nei mercatini, prende i manifesti, li lacera per poi incollarli sulle opere che va a proporre.
È il collage. Anzi il decollage. La stessa Ricci lo spiegò un giorno ad una divertita scolaresca in visita alla mostra in plein air. La Ricci raccontò che l’arte deve moltissimo ai papiers collés che Braque e Picasso mostravano già nel 1912, ai collage dei cubisti e dei dadaisti, a quelli in uso nel Futurismo e nell’Astrattismo in composizioni funamboliche, fino ad arrivare all’assemblage, tecnica usata dai Neo Dada e dalla Pop Art, e alle meravigliose composizioni combines di Rauschenberg. Fino ad arrivare al fatidico 1951 quando l’italiano Mimmo Rotella mette piede in America ed ebbe a dire: ‘ho avuto una illuminazione Zen’: il decollage. Ovvero lacerare i manifesti e reincollarli, non componendo, ma scomponendo materia e colore. Quelle opere ora appartengono alle grandi collezioni mondiali. E la lezione della Ricci finì con un suo pensiero d’amore: ‘il collage non è una scorciatoia verso l’astrazione, non è rifiuto all’arte, ma un’arte combinatoria che ha la capacità inesauribile di mutare ogni volta. Di due esseri farne uno solo’. Applausi” (Andreina De Tomassi).