Angelo Noce è nato nel 1943 a Crema (Cr), dove vive e lavora. Dal 1965 al 1970 ha frequentato la Scuola d’Arte della Rocca Sforzesca di Soncino (Cr). Ha compiuto viaggi d’estate ed è stato a Parigi nel ’67, a Barcellona e Madrid nel ’68, a Londra nel ’69. Con l’amico pittore Giobico, nel 1970 ha lasciato l’Italia per soggiornare in Inghilterra e nel ’71 in Olanda, frequentando gli ambienti artistici dell’epoca. Dal 1973 al 1975 ha preso studio a Napoli e dal 1975 al 1980 a Salerno. L’opera pittorica di quegli anni è influenzata dai climi politici, culturali e sociali espressi dalla sua generazione. Nel 1976, ha aperto il primo dei cicli poetici detto Nel principio della materia. Seguono: nel 1983, Materia Muta o Frammento poetica; nel 1986, Terre grafiche e Derive e migrazioni; nel 1991, Migrazioni; nel 1996, Arcaica, Cifre arcaiche e Superfici del tempo; nel 1999, Semi di memoria; nel 2017, Orizzontidiurni-orizzontinotturni. Nel 2002, ha progettato una serie d’installazioni e mostre dal titolo Rotte di terra al Mercato austroungarico di Crema, al Castello Visconteo di Pandino (Cr) e al Museo Valtellinese di Storia ed Arte di Sondrio. In seguito, ha esposto nel 2003 alla Galleria PGI di Poschiavo (Svizzera); nel 2008 nell’ex Chiesa dell’Angelo a Lodi; nel 2010 nell’Archivio/Laboratorio di Sergio Vecchio a Paestum (Sa). Ha allestito personali e collettive sia in Italia, sia in Francia, Inghilterra, Olanda, Belgio e Svizzera. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche: in particolare, La resistenza nel tempo nella Sala Consiliare di Vaiano
Cremasco (Cr) e Ad ogni tempo ci sia dato esserci nella Sala Pertini della Camera del Lavoro di Crema. Ha edito Ottave. Tracce essenziali nella ricerca di Angelo Noce, a cura di Gaetano Barbarisi e Gianluigi Tagliabue, Multimedia (1999); Stelle conMeta. Carte di memoria di Angelo Noce, a cura di Marialisa Leone, Il Nodo dei Desideri (2006); e La via e lo specchio. La ricerca di Angelo Noce, a cura di Gaetano Barbarisi, Insula Fulcheria (2017). Angelo Noce, si legge in un commento di Gaetano Barbarisi del 2002, “ha posto in essere una modalità espositiva che richiama da vicino quella dell’installazione vera e propria”, affrontando temi a lui cari, quali “la materia e la memoria”. Per via di frammenti e con “una varietà di registri, il segno realizza racconti calligrafici e cromatici che agevolano una profonda qualità dell’attenzione. In alcuni casi con il dettaglio e la luminosità del codice miniato, in altri per mezzo di un’elaborazione pittorica magmatica o figurativa”. Noce, ha precisato ancora Barbarisi nel 2017, “perviene, o almeno lambisce, un territorio eidetico, fondante la sua ricerca profonda, ma anche la sua piena appartenenza alla storia dell’arte contemporanea nel tempo odierno”. La sua opera è “il frutto di un cammino individuale ulteriore che, mentre li sfiora, trascende i piani troppo ravvicinati, poiché la sua arte ricolloca ad ogni passaggio il lavoro creativo nella sfera della ricerca infinita sul senso dell’esistenza, che è patrimonio e scopo comune”.