Piero Roccia è nato nel 1941 a Fossano, dove vive e opera. Ha mosso i primi passi da autodidatta, manifestando una propensione naturale per il disegno. Roccia è un pittore a tutto tondo per vocazione e per tenace determinazione, un artista formatosi alla scuola dello sguardo attento, curioso e profondo, dalla mano instancabile nell’affinare il tratto, il colore e la tecnica. Ha dimostrato in tutta la sua vita artistica, dagli anni ’60 ad oggi, grande padronanza sia nel disegno, sia nello studio del soggetto figurativo da interpretare. I ritratti e i bozzetti di amici e conoscenti, gli scorci di Fossano e dintorni, sono entrati di forza nel patrimonio storico e culturale della Città. Ha frequentato con passione le mostre dei pittori impressionisti e postimpressionisti, anche se lontane e scomode, sentendosi stimolato a percorrere ancora con successo la via di questo stile pittorico. I suoi viaggi nella vicina Francia, programmati con cadenza quasi regolare, sono stati la dimostrazione dell’importanza di sentirsi direttamente a contatto con i luoghi in cui sono vissuti e hanno operato quei grandi maestri che ha ammirato e portato nel cuore (in particolare, Caillebotte, Valtat e Marquet, oltre che Van Gogh a Cézanne). Disegno a matita e china, olio, acquerello, sono le tecniche con cui si esprime, privilegiando da sempre la copia dal vero, nello spirito della pittura estemporanea vissuta negli anni Sessanta e Settanta con gli amici pittori cuneesi, in particolare con Giovanni Gagino, Franco Marro, Paolo Marsanasco, Piero Solavaggione, Gino Zanat e altri. Una serie nutrita di concorsi, di rassegne, di mostre personali e collettive, gli
hanno conferito negli anni consensi, premi e importanti riconoscimenti. Non ha mancato di cimentarsi in concorsi e rassegne estemporanee (mai troppo frequenti) e di partecipare a rassegne collettive. Non frequenti le sue mostre personali, che però hanno sempre incontrato grande successo. Nel 2018, è tornato con una personale tenutasi nella Chiesa di San Giovanni in Borgo Vecchio a Fossano, dopo sei anni dalla sua retrospettiva allestita nello stesso spazio espositivo. Nelle opere di Piero Roccia, Miche Berra ha messo ben in evidenza le “solide basi disegnative”, confermate dagli “studi a matita di figura” dai “particolari architettonici di chiese e di palazzi” e dai “paesaggi”. Roccia è autore di “lavori” che “rivelano un segno preciso, fresco, incisivo, non cincischiato da linee ripetitive e da pentimenti”. Nonostante abbia “fatto per molti anni il fonditore”, egli “ha una leggerezza di tratto che commuove tanto è delicata”. E tra i suoi “dipinti migliori”, Berra ha annoverato “gli appunti di un viaggio nella Francia degli impressionisti, dove si notano accenni più incisivi sotto il profilo del dominio e della sintesi del paesaggio”. È stato lo stesso Berra a ricordarci anche che Roccia ha tenuto il suo studio “in un ospizio di vecchi dove dipinge e disegna, senza costringere a posare i suoi modelli, ritraendoli con la spontaneità derivata dalla dimestichezza che egli ha con loro, dai rapporti di amicizia che ha instaurato. Le grandi composizioni, dove sono ritratti i suoi amici dell’istituto, vanno ben oltre il fatto pittorico, ma sono anche un documento umano, un vero lavoro di introspezione psicologica”.