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Piccola Gallura

Ermanno Barovero

Olio su fibra

20 x 20 cm

2022

Ermanno Barovero, docente emerito dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, è nato nella stessa città nel 1956. È presente nel Repertorio degli Incisori Italiani, Edit Faenza, e in Storia della Pittura Italiana del Novecento, Electa. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private: Museo di Arte Contemporanea all’Aperto di Piscina (To) (Piscina Arte Aperta); Museo di Rubiana (To); Galleria Civica d’Arte Contemporanea Filippo Scroppo di Torre Pellice (To), 1986; Museo Civico di Bagnocallo (Fe), 1993; GAM di Torino, Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris, 1995; Pera Museum di Instanbul, 2013; Museo Diocesano del Duomo di Torino, 2018; Museo del Parco di Buenos Aires, 2020; Collezione della Pinacoteca Albertina di Torino, 2020. Per Giovanni Cordero, curatore della mostra personale Il codice segreto della pittura di paesaggio, allestita presso la Villa Vidua di Conzano (Al) tra ottobre e novembre 2012, “la pittura di Ermanno Barovero” è “emozione, passione, eccitazione, turbamento e forse anche tormento. Sciabolate di colore spesso, concentrato; un turbinio di colpi di pennello nervosi, vibranti, sicuri, risoluti; unghiate graffianti, spatolate taglienti, gigantesche pennellate che rivelano il suo intento più segreto:

attivare quasi una lotta, un corpo a corpo con la pittura che, qui e ora, diventa materia autonoma, vitale, pulsante, brulicante di fluidi, cosa viva, un gigantesco grumo di colore palpitante; una crisalide che prende forma propria, si sviluppa, si trasforma, sono forme che navigano sospese e senza peso in uno spazio diventato fluido, è un’immersione totale nel quadro che provoca un’immediata reazione emotiva in chi guarda. Il Kaos che diventa Kosmos. L’inorganico che anelita al Bios. Un aggregato inerte che diventa materia vivente”. In ultima analisi, le opere di Barovero, “maestose e solenni, testimoniano il barcollare dei nostri passi incerti verso un destino sconosciuto, documentano le nostre azioni votate a intercettare quel velo sottile che divide la filosofia esistenziale e l’anelito spirituale, quel luogo anonimo che è il territorio dell’arte, lastricato dall’utopia e dall’humus trascendente, dall’umiltà, dalla fatica ma anche, dall’abbandono e dalla tenerezza, dal sogno e dalla fantasia. Sono quadri che attestano l’eterno impulso dei veri artisti a cercare quel ritmo interiore, quel respiro profondo che, a mio avviso, sono il traguardo unificante cui tendono tutte le manifestazioni espressive”.