Carlo Pigino è nato a Palazzolo Vercellese (Vc) nel 1943. Da sempre amante dell’arte, e della pittura in particolare, tra gli anni ‘80 e ‘90 è stato proprietario della Galleria Bottisio di Torino. Fino a questo periodo, ha dipinto per puro piacere e per studio, analizzando tecniche, impostazioni e colori delle opere di importanti pittori dell’Ottocento e del Novecento. Nella sua pittura, si dedica in prevalenza alla ricostruzione di paesaggi urbani e vedute, che riporta il più possibile alla loro origine, depurati da ogni inquinamento visivo, eliminando tutto ciò che disturberebbe con la sua presenza la piacevolezza e l’armonia del dipinto. Ha esordito nel 2002, partecipando alla 160ª esposizione delle Arti Figurative presso la Promotrice delle Belle Arti di Torino, vincendo l’anno successivo il 1° Premio della Giuria in occasione del “Premio di Pittura Cavour”. È presente alle Esposizioni della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino dal 2002 al 2008, al “Premio di Pittura Cavour” negli stessi anni, alle rassegne d’Arte organizzate dal Piemonte Artistico e Culturale a Torino dal 2003 al 2008, alla 13ª mostra di pittura “Coazze e i suoi colori” nel 2005, alla “Festa delle Stagioni” a Grugliasco (To) nel 2007 e alla manifestazione d’Arte “CiocArt” a Collegno nel 2008. Nello stesso anno, ha esposto in mostre collettive alla Fogola Galleria Dantesca e alla Villa Tesoriera in Torino. Ha organizzato mostre personali a Giaveno (To) nel 2005 e nel 2006, al Circolo culturale Arcadia a Reano (To) nel 2006, al Piemonte Artistico Culturale a Torino nel 2007, al Cafè delle Arti
a Giaveno (To) nel 2008 e nel 2009, al Jolly Hotel Ligure a Torino tra il 2008 e il 2009, al Circolo L’Arcimboldi a Giaveno (To) nel 2009, alla Galleria d’Arte Vailati a Torino nel 2014 e alla Galleria Arte per Voi ad Avigliana (To) nel 2014. Come ha scritto Paolo Nesta nel 2012, la pittura riconosciuta di Carlo Pigino è un’immersione in atmosfere avvolte dalla “magia della neve che cade, soffice, gelida ma cotonosa, tanto che ci invita ad una passeggiata; la temperatura, in realtà non troppo fredda, è l’ideale per scoprire, irresistibile, la sensazione di imprimere in quel manto, ma quasi con trattenuta e infantile delicatezza, le nostre impronte”. L’intento dell’artista è quello di tradurre in sensazioni coloristiche un suo istintivo “sentimento naïf, in cui, almeno per un poco, sgorga in noi, verso quell’elemento naturale, una spontanea ‘corrispondenza di amorosi sensi’”. I suoi paesaggi sono colti “durante la nevicata” e comunicano “l’intenzione di conseguire, nel suo intimo, con una sua sottile e giusta discrezione, un delicato equilibrio tra pittura colta e spontaneità, come si dice, naïve, o naïf”. E a ben guardare, i “tagli compositivi” delle sue rappresentazioni, “costituiti da scorci più o meno cittadini, rientrano a pieno titolo nella tradizione pittorica moderna e contemporanea, piemontese e non solo, che risale quanto meno ai modi del paesaggismo della scuola di Rivara, per attraversare tutta la prima metà del Novecento piemontese”.