Galleria

en plein air

Rovi e natura morta

Giacomo Soffiantino

Biro su cartoncino

20 x 20 cm

2011

Giacomo Soffiantino (Torino, 1929 – 2013) è stato allievo di Francesco Menzio, di Aldo Bertini e di Mario Calandri all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Ha esordito partecipando alla mostra Sette Pittori torinesi nel 1955 alla Galleria Girodo di Ivrea (To) e poi alla Galleria San Matteo di Genova, con la presentazione di Enrico Paulucci. Nello stesso anno, è stato presente alla mostra intitolata Niente di nuovo sotto il sole, curata da Luigi Carluccio, alla Galleria La Bussola di Torino. Nel 1956, Luciano Pistoi lo ha presentato alla Galleria Il Milione di Milano, insieme a Merz, Ruggeri e Saroni. Ha partecipato alle edizioni della Biennale di Venezia del 1956, del 1958, del 1964 e del 1972. Rigoroso ricercatore fin dall’inizio, e la prima personale del 1961 alla Galleria La Bussola con la presentazione di Carluccio lo ha evidenziato. Presto Soffiantino si è segnalato anche nel campo dell’incisione, vincendo l’ambito “Premio Biella d’Incisione 1963”, e la sua eccezionale abilità tecnica si è collocata nel panorama internazionale. Negli anni successivi, l’artista ha delineato un repertorio figurale e simbolico in cui fossili, conchiglie, teschi, bucrani sono coesistiti con acqua di sorgenti, boschi, blu raggiunto oltre l’intrico di piante, geometrie di spazi che proiettano emozioni e fatti mentali. È del 1986 la grande mostra antologica nelle sale della Regione Piemonte e del Piemonte Artistico e Culturale. La raffinata ricerca è fortemente innovativa. Una serie di quadri prepara soluzioni che, senza uscire dalla pittura, hanno “struttura a collage”. Culminano nel grande Trittico della vita (1990), esposto nella mostra promossa dal Comune di Asti e curata da Francesco De Bartolomeis nel 1991 presso il Battistero di Asti e, successivamente, nel 1993 a Venezia alle “Prigioni Vecchie”

di Palazzo Ducale, nell’esposizione Il trittico della vita e altre opere, curata da Daniela Palazzoli. È evidente nel tempo la straordinaria capacità di Soffiantino di rinnovarsi come nel ciclo Continuità (1999- 2001), che affronta il mistero della vita, dell’amore e della morte. Molte le personali e le collettive in Italia e all’estero, con prestigiosi riconoscimenti e premi. Curata da Francesco De Bartolomeis, nel 2002 è l’antologica alla Sala Bolaffi di Torino, promossa dalla Regione Piemonte, seguita da Pagine Incise a Casa Felicita di Cavatore (Alessandria); Incisioni 1952-2004, curata da Adriano Benzi e Gianfranco Schialvino nel 2004; le personali alla Galleria Arteregina di Torino nel 2002-2003 e nel 2010, curate da Francesco De Bartolomeis; e l’antologica alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino nel 2009, a cura di Giovanna Barbero. Nel 2012, alla Galleria Arteregina di Torino, con presentazione di Angelo Mistrangelo, ha esposto per l’ultima volta. Molti musei nazionali ed internazionali ospitano sue opere e diverse mostre gli sono state dedicate dopo la scomparsa. Nel 2014, il Comune di Corio (To) ha organizzato nella Chiesa di Santa Croce una retrospettiva, a cura dell’Associazione Piemontese Arte, con testo critico di Francesco De Bartolomeis. Nel 2017, alla Galleria del Ponte di Torino viene presentato il libro Giacomo Soffiantino. Conversazioni, riflessioni, appunti, ritratti, a cura di Francesco De Bartolomeis. A ottobre 2020, il Comune di Carmagnola (To), con l’organizzazione dell’APA a Palazzo Lomellini, ha allestito l’antologica Giacomo Soffiantino 1960-2013, dando un quadro completo della continua e coerente ricerca pittorica dell’artista.