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en plein air

Sadico

Ferdy Poloni

Pigmenti sahara, viti abbronzate su pelle bovina trattata

20 x 20 cm

2014

Ferdy Poloni è nato nel 1959 a Conegliano (Tv), dove tuttora vive e lavora. Ha frequentato il liceo artistico di Treviso, dopodiché si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Urbino. È anche uno dei pionieri della computer grafica, essendo uno dei primi a diplomarsi presso Treviso Tecnologia (Azienda Speciale per l’Innovazione Tecnologica della Camera di Commercio di Treviso) in Tecniche Grafico Pittoriche a Computer. Ha iniziato le prime mostre collettive e personali significative verso la fine degli anni Ottanta, insieme a Claudio Massini e altri artisti. È socio fondatore dell’Associazione ParCo Foundation a Casier (Tv), Fondazione di arte contemporanea. È attivo nella formazione, insegnando in diversi corsi di tecniche pittoriche. Si può dire che abbia sperimentato nel corso della sua attività artistica quasi tutte le tecniche e i materiali pittorici, spaziando dall’incisione al fumetto all’installazione, dal figurativo all’informale, seguendo una sua attitudine all’innovazione e alla sperimentazione continua; il tutto all’interno di un suo pensiero artistico ben definito. Nel corso degli anni Novanta e fino ad oggi, è presente in varie pubblicazioni e articoli nei principali network artistici, tra i quali si possono citare “Juliet”, “Flash Art”, “Il Giornale dell’Arte, “Ntwk”, “2000”, “Il Piccolo”, “Il Messaggero”, “L’Arca, Rivista internazionale d’Architettura”, oltre a vari cataloghi.

Nella recente personale di Ferdy Poloni tenutasi nel 2021 alla JulietRoom di Muggia (Ts) e introdotta da Kamal Ghadimi, sono stati presentati “lavori di varie dimensioni che rappresentano un punto di arrivo del lungo viaggio che l’artista ha iniziato molti anni fa, e che lo hanno portato attraverso sperimentazioni di materiali e di tecniche, a toccare i temi non solo di un ‘nuovo orientalismo’, ma anche quelli dell’ecologia, delle diversità culturali, e di una diffusa ostilità verso le politiche omologatrici della globalizzazione. […] L’autore abbandona il significato di semplice veduta rappresentativa, per appropriarsi dei simboli e dei colori che diventano icone di modernità per mezzo delle quali si concretizzano i riferimenti al mondo berbero, un mondo che l’autore vede ancora incontaminato, conservatore delle tradizioni, ricco di colori e di sapori; e che utilizza appunto come contrapposizione concettuale a quella realtà globalizzata e segnata da troppi fattori negativi (inquinamento e distruzione delle biodiversità) e che sono gli elementi principali della denuncia che egli vuole fare” (https://www.lavoceditrieste.net/2021/10/04/personale-di-ferdy-poloni-a-muggia/).