Leonardo La Barbera è nato a Termini Imerese (Pa) nel 1952. Negli anni ’70, è emigrato in Germania, iniziando a lavorare presso la vetreria d’arte di Karl Isele a Feiburg. La bottega è frequentata da artisti come Emil Wachter, Hans Stocker, Hans Studer, Ranier Dorwarth, Hanz Guenter Fanlooch e Jurgen Brodwolf. Questi si avvalgono di questa bottega per realizzare i loro bozzetti e cartoni in vetrate artistiche, che andranno in tutta Europa e in varie Nazioni del Mondo. A questo punto, La Barbera ha sentito il bisogno di dipingere e disegnare. Si è deciso così di frequentare, con profitto, il corso libero di disegno, tenuto all’università di Freiburg da Hans Peter Stosinger. Nel ’74, ha aderito al movimento d’arte di Freiburg diventando socio della Galleria Die Schwarzekloster, dove ha conosciuto artisti come Mario Ceroli, Josef Beuys, Manfred Bluth e Peter Dreher. Negli anni a seguire, La Barbera ha lavorato ricercando nei suoi pastelli, acquarelli e disegni una propria identità, e l’ha trovata elaborando gli insegnamenti del maestro Peter Stosinger. Sue opere si trovano presso collezioni private di Musei e Pinacoteche in Italia, Svizzera, Germania, Francia, Australia e America.
L’artista nei suoi paesaggi immaginari, opere che scaturiscono dall’inconscio, evidenzia lo studio della linea che trasforma in linee irregolari come ha appreso dal suo maestro. In una linea c’è la vita, l’universo. La linea vive in tutte le sue forme e direzioni, la linea stessa è vita. In queste immensità di linee l’artista vede l’umanità e ogni singola linea simboleggia un essere, una persona, e così, in ogni opera, secondo lo stato d’animo, c’è dentro un mondo: “il mondo che lo circonda, il suo mondo”. Per il critico d’arte Marcello Palminteri, “Leonardo La Barbera opera per impasti sottili e lucenti consolidati nell’accentuata conversione al segno, per le sue vibrazioni, in definitiva, per il rapporto che li lega alla luce, la quale propone le sue regole aleatorie e intangibili. È in virtù di queste regole e di una interpretazione fantastica delle cose che si attua il rapporto che l’artista intreccia con la natura. Una natura trasfigurata e assorbita nel perimetro plastico delle sculture o nello spazio virtuale della tela, aperta alle molteplici sollecitazioni luminose”.