Figlio di Ottavia Cabutti e Gigi Chessa, fondatore, insieme a Carlo Levi, Jessie Boswell, Enrico Paulucci, Nicola Galante e Francesco Menzio, del gruppo dei Sei di Torino, oltre che nipote del litografo e pittore Carlo Chessa, Mauro Chessa (Torino 1933 – 2022) ha studiato pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino con Francesco Menzio e Mario Calandri. Nel 1953, ha preso parte al sodalizio costituito dai giovani pittori torinesi Francesco Tabusso, Giacomo Soffiantino, Francesco Casorati, Nino Aimone, dando vita alla rivista di arte e letteratura “Orsa Minore” e, nel 1954, ha esordito con la collettiva Undici giovani pittori di Torino. Ha partecipato alle Biennali di Venezia del ’56 e del ‘58, e ha esposto in numerose mostre di giovani pittori in Italia e all’estero. Nel ’55 e nel ’57, ha esposto alle Ore, nel ’59 alla Gian Ferrari e, più tardi, nel 1982 alla Trentadue a Milano; Nel ’60 e ’61, a Torino (Bottoni e Bussola) e a Norimberga (Universa-Haus); nel ’62, alla Penelope di Roma (con Francesco Casorati e Nino Aimone) e nel ’63 alla St. Martin’s di Londra. Alla fine degli anni ’60, si è dedicato al cinema d’avanguardia. Nel ’79, lo scrittore Giovanni Arpino ha presentato la sua personale alla Galleria Gian Ferrari di Milano. L’attenzione per il reale, una costante dell’artista, lo ha portato a dipingere nature morte d’oggetti quotidiani, periferie urbane, paesaggi delle Langhe o figure femminili, indagate in una loro umanità assorta. Citiamo, nel trentennio 1979-2015, le numerose personali alle Gallerie Davico di Torino, Pomone di Lutry (Svizzera), Forni di Bologna, Trentadue e Gian Ferrari di Milano, al Centro Comunale di Cultura di Valenza (Al) e a Palazzo Lomellini di Carmagnola (To), e le maggiori collettive: Roberto Tassi e i pittori e La figura, curate da Marco Goldin al Palazzo Sarcinelli di Conegliano (Tv); Paesaggio senza territorio, La natura morta nell’arte italiana del Novecento, curate da Vittorio Sgarbi e Il Po nel ‘900, curata da Laura Gavioli, tutte al Castello di Mesola (Fe);
Sur le versant de la peinture, 11 peintres à Turin, curata da Gianfranco Bruno al Museo Archeologico di Aosta; L’immagine e il suo doppio, curata da Claudio Malberti, a Milano, Torino, Roma, Trieste, Urbino; Cinq peintres de Turin, a Strasburgo(Francia); Art is life a Torino, L’Aia, Londra, Milano; La parabola dei ciechi, Lions International, Torino, Roma, Washington e New York. Nel 2001, la Regione Piemonte gli ha dedicato una grande mostra antologica alla Sala Bolaffi di Torino, a cura di Marco Rosci, dal titolo La buccia delle cose. Nel 2004, ha dipinto due grandi opere sulla Resistenza (Partigiani nella notte e I 23 giorni), collocate stabilmente sulle pareti dello scalone monumentale del Comune di Alba. Nel 2006-2007, ha eseguito, per la Fondazione Torino Musei, sei lunette intitolate Negozi, esposte in permanenza nella Galleria Umberto I a Porta Palazzo, Torino. Nel 2010, ha ricevuto il Premio Cesare Pavese di Pittura “Una Vita per l’arte”. Nel 2015, ha presentato due mostre personali alla Fondazione Bottari Lattes (Spazio Don Chisciotte) a Torino e alla A. Pallesi Art Gallery di Montecarlo. Nel 2016, la Fondazione Guglielminetti gli ha dedicato una grande personale nella città di Asti. A proposito della “figurazione intellettuale” di Mauro Chessa, così ha scritto Franco Fanelli per “Il Giornale dell’Arte” online del 23 agosto 2022: “Scomparso lo scorso 29 luglio [2022] a 89 anni, all’interno della compagine figurativa (non solo torinese) [Mauro Chessa] era l’esponente più vicino a un’idea della pittura come attività intellettuale, in cui convergevano la ricchezza culturale di un appassionato lettore ma anche di un artista inquieto, interessato fondamentalmente a quella che ancora oggi, anzi oggi più che mai, è la questione cruciale: l’immagine, il suo ruolo e il suo destino” (https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/la-figurazione-intellettuale-di-mauro-chessa/140047.html).