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en plein air

Sterpi

Piero Ferroglia

Incisioni e olio su tavola

20 x 20 cm

2023

Piero Ferroglia è nato nel 1946 a Caselle Torinese (To), dove vive e lavora. Accanto all’attività di commerciante, ha sviluppato una passione per le Arti figurative che lo accompagna sia dalla età giovanile. È stato allievo di Filippo Scroppo e di Giacomo Soffiantino negli anni ’70 e ’80. Fino al 1988, si è interessato particolarmente della pittura in relazione alla rappresentazione di situazioni ed eventi naturali che studia attentamente avvalendosi anche del mezzo fotografico. Nel 1988, ha iniziato un’attività di ricerca plastica in varie direzioni e con vari materiali che influenzano anche le originali soluzioni pittoriche rispetto alle quali la distinzione tra figurazione e astrazione perde significato. Molte le mostre personali e collettive, a cominciare dal 1972, importanti recensioni critiche e numerosi i riconoscimenti. Tra le principali partecipazioni, si possono indicare: 1972 – Torino, Circolo degli Artisti; 1973 – Torino, Premio Arbarello, Promotrice delle Belle Arti; 1975 – Torino, Personale New Generation Magimawa Gallery; 1975-1981 – Biennali del disegno, Torre Pellice; 1978 – Torino, Personale, Galleria Davico; 1987 – Torino, Personale, Galleria Davico; 1994 – Milano, Mi-Art; 1997 – Carmagnola, Palazzo Lomellini; 2000 – Torino, Personale, Studio Laboratorio; 2000 – Santo Stefano Belbo (Cn), 1° Premio Pittura Cesare Pavese; 2002 – Cuneo, Personale, Salone della Provincia; 2005 – Torino, Personale, Galleria Arteregina; 2007 – Chieri, Galleria il Quadrato; 2010 – Bra (Cn), Palazzo Mathis; 2012 – Torino, Palazzo della Regione; 2015 – Santo Stefano Belbo (Cn), 2° Premio scultura; 2015 – Caselle, Prato Fiera; 2022-2023 – Bra (Cn), Palazzo Mathis. Dal 2011, ha esposto in mostre collettive con il gruppo ArtMoleto in diverse località italiane ed europee.

Nelle opere pittoriche e scultoree di Piero Ferroglia è la natura che si impone nel suo ampio spettro fenomenico allo sguardo dell’osservatore. Il paesaggio si fa realtà effettiva, non solo sul piano rappresentativo, ma anche come luogo esperito dapprima in prima persona e quindi rievocato allusivamente dall’artista con i suoi mezzi espressivi. Ferroglia ha assunto il ruolo di un vero e proprio “pittore di montagna”, per il quale l’ambiente montano è rivissuto attraverso i materiali impiegati per trasferirne la consistenza fisica e volumetrica: cemento, ferro, plastica e legno, accostati alle superfici dipinte ad olio, creano l’illusione di trovarsi di fronte al versante di una montagna, sotto le creste innevate delle rocce o nei pressi di un canalone scavato dall’acqua di scioglimento di un ghiacciaio. Ferroglia ricerca la resa tattile, prim’ancora che visiva, dell’immagine reale, mostrando al fruitore composizioni articolate, in cui l’intento figurativo e la tensione delle forme in direzione astratta si fondono insieme e in cui si conciliano realtà fisiche e psichiche non necessariamente opposte tra loro, ma che anzi si pongono in un rapporto dialogico costante, quali terra e cielo, luce e ombra, pulsione e concettualità.