Ennio Bertrand vive a Pinerolo (To), dove è nato nel 1949, e lavora impiegando contenuti e tecnologie digitali. Le sue opere – fotografie, sculture e composizioni di luci, suoni, video, installazioni interattive – ripropongono minuscoli eventi, isolati dal flusso indistinto di informazioni e immagini che saturano le soglie della percezione, e quindi dilatati come sotto la lente di un microscopio da laboratorio. Così nascono i Cieli, preziosi velluti trapuntati di piccoli LEDs che si illuminano con ritmi minimali, o i pannelli modulari in vetroresina che mimano le strutture dei circuiti elettronici dei computer ampliando e distorcendo ironicamente le dimensioni e la forma razionale che rigidamente sorregge la funzione. Le sequenze di fotogrammi televisivi riorganizzate in microracconti di due, quattro o più immagini, si impongono con la forza di un tempo infinito nonostante provengano da una visione di frazioni di secondi. Le installazioni sono spazi interattivi in cui ogni movimento, nostro o di altri esseri viventi, viene amplificato e tradotto in suono, parola, immagine cangiante. O ancora, le repliche – per ora inanimate – di personaggi celebri tratti dalla storia dell’arte, sculture ottenute esclusivamente attraverso sistemi computerizzati, senza alcun intervento manuale e virtualmente riproducibili all’infinito. È membro dell’associazione Ars Tecnica fondata nel 1988 a Parigi Parigi presso “La Cité des sciences et de l’industrie, La Villette” e cofondatore di Arslab, Arte Scienza e Nuovi Media a Torino nel 1996. Marco Aruga, in un’intervista a Ennio Bertrand pubblicata sul sito di contemporarytorinopiemonte.it del 27 aprile 2020, ha ben sintetizzato il modo di agire dell’artista, sottolineandone l’uso
di combinazioni di media e tecnologie che “mettono in gioco le apparenti dicotomie natura/cultura ed arte/pubblico, mentre espongono i loro contenuti con la mediazione fascinosa ed intrigante di strumenti digitali, e con la prontezza e l’incisività che tali mezzi portano con sé”. Più precisamente, Bertrand è un “indagatore dei meccanismi della percezione, così come delle dinamiche sociali”, che opera con un “combinato disposto di immagini e testi poetici, video, luci e suoni, interposizioni di vegetali ed installazioni interattive”, lasciando emergere domande “sul valore e sulla potenza del digitale”. “Insegnante nelle Accademie di Belle Arti di Torino e Bergamo, Bertrand non nasconde un qualche sconcerto nel rilevare nelle giovani generazioni, che si vogliono ‘native digitali’, un loro uso ‘primario’ delle tecnologie, messe a disposizione con così grande facilità, ma senza i generali approfondimenti che sarebbero dovuti per esigenze speculative”. Inoltre, Ennio non manca di fa riflettere sulle “incertezze” e sulle “disattenzioni che il mercato dell’arte spesso dimostra nei confronti dell’arte ‘digitale’, che condivide per ragioni intrinseche – novità dei mezzi usati, controversie sulla conservazione – con molta altra arte contemporanea”. Pertanto, “l’indagine in questi campi” si dimostra non solo necessaria, ma anche più consona “ad affrontare temi contemporanei” attraverso l’impiego di “strumenti ‘coevi’, che non hanno certo ancora espresso tutte le loro potenzialità – in particolare nello stimolo dell’interazione, e della partecipazione ravvicinata del fruitore all’opera -, nella convulsa dinamica del loro divenire”.