Galleria

en plein air

Torofante

Andrea Chidichimo

Fuliggine su lastra

20 x 20 cm

2023

Andrea Chidichimo è nato nel 1975 a Torino. La sua formazione artistica è iniziata con gli studi musicali di pianoforte ed è proseguita nella pittura, attraverso studi umanistici e illuminotecnici e di tecniche calcografiche. Particolare dedizione è stata dedicata alla pittura a olio e alla pittura a fuliggine. I suoi primi esperimenti con la tecnica della fuliggine risalgono al 1999. In quasi un trentennio, si è dedicato ad aspetti tecnici filosofici e spirituali che potessero ben raccontare questa ricerca attraverso la percezione visiva. Ha esposto in molte gallerie italiane e in musei, tra i quali ricordiamo il museo MACTE di Termoli (Cb) in collezione permanente e il Museo delle Scienze di Torino durante la Mostra Nunacarte (catalogo Skira). La produzione di Andrea Chidichimo si concentra fin dagli inizi in una rigorosa ricerca tecnica sia dei materiali che della chimica del colore, affinché possa esprimere al meglio le istanze filosofiche a cui è maggiormente legato: la metafigurazione, l’abolizione del ‘segno’ in pittura, la crescita della coscienza attraverso l’arte, la non-rappresentazione.

Gli aspetti simbolici, ermetici e spirituali sono più complessi da decifrare e provengono da una base psicologica molto vicina alla ricerca Junghiana e altrettanto vicina alle filosofie gnostiche precristiane. La sua opera realizzata per la collezione del MUDRI è una fuliggine su lastra del 2023 e rispetto alle prime sperimentazioni dei primi anni del duemila vi si può evidentemente notare un’evoluzione tecnica senza sosta che è stata attuata. Come egli stesso afferma: “I quadri devono sorgere dal profondo dopo aver abbandonato qualunque principio retorico di volontà di potenza. Solo a quel punto è possibile la trance ipnotica dove può accadere, come per le Icone sacre, che l’opera sia ‘dettata’ da una matrice esserica molto al di là dei piccoli io brulicanti e superficiali della nostra coscienza”. In questa sua fuliggine emerge con chiarezza cosa egli intenda sull’abolizione del segno in pittura anche come atto di volontà e le simbologie legate a una lontana parvenza di riconoscibilità soggettuale appaiono multiformi e più o meno nascoste. Il toro elefantino, la scimmia cattiva, esseri col becco che emergono dal nascondimento percettivo e tutta la sua figurazione tentano incessantemente di superare sé stessi ritrovandosi nei non luoghi dello spazio pittorico.