Francesco Cucci è nato a Lecce nel 1948. Vive e lavora a Varese, dove ha insegnato presso il Liceo Artistico Statale. Il gusto pittorico, la sensibilità per la materia, l’eclettico interesse per l’antropologia e l’architettura, lo guidano in un’ampia e articolata ricerca che gli consente di progettare, manipolando di volta in volta e in assoluta libertà, segni e linguaggi. Attraversa i diversi ambiti artistici, con coraggio e capacità di rompere le codificazioni classiche per arrivare, con lucida coscienza e rigore storico, ad un proprio inconfondibile linguaggio progettuale. La sua multiforme creatività si esprime in un continuo appassionato dialogo tra le più diverse forme di espressione artistica, aprendosi a nuove prospettive per arrivare alle installazioni, strutture architettoniche in progress, in cui tutti gli elementi compositivi si fondono sinteticamente e si sviluppano, organizzandosi in un coagulo di forma/spazio/materia/luce/colore: presenze cariche di energia, che “invadono” gli spazi di cui diventano protagoniste. Partecipa a mostre ed eventi nazionali ed internazionali ed è presente con le sue opere in musei e collezioni private in Italia ed all’estero. A proposito delle installazioni di Francesco Cucci presentate alla Galleria Scoglio di Quarto a Milano nel 2008, Alberto Veca le ha considerate “un’attività parallela rispetto alla realizzazione di artefatti di ingombro, materiali e ruolo diversi”;
in esse, “Cucci elegge a materiale principale il segmento di legno: questa è l’ossatura necessaria e ricorrente, a cui si possono aggiungere, variabilmente, altre ‘figure/materiali’ come la luce del neon o la semitrasparenza della lastra di plastica, o una superficie neutra cromaticamente campita. Ma nell’occasione l’attenzione è puntata, significativamente, sul ‘di-segno’ architettonico e sulla sua fisionomia cangiante” (https://galleriascogliodiquarto.com/georg-zuter-e-francesco-cucci/). E commentando le “strutture spaziali di Francesco Cucci” ospitate nella personale all’Officina Arte di Magliaso (Svizzera) del 2010, Flavia Zanetti le ha definite “solidificazioni momentanee del suo pensiero: il suo agire, i suoi desideri diventano spazi abitativi/abitabili che germogliano nelle varie stagioni per donare materialmente il frutto della sua creatività. […] Segmenti di legno e materiali poveri si mettono in relazione tra loro, leggeri e provvisori, costituendo nella loro essenzialità il nucleo delle sue opere. Il rigoroso minimalismo di Francesco Cucci è in realtà una profonda riflessione sull’uso di nuovi strumenti progettuali nel mondo contemporaneo, risposta alle domande di sempre dell’uomo e dell’artista sull’essere, sul fare, sul tempo, sulla memoria” (http://1995-2015.undo.net/it/mostra/102497).