Bruno Panebarco, nato a Roma nel 1959, vive a Rivoli (To). È scrittore, regista, musicista, pittore e fotografo. Ha pubblicato cinque romanzi; Fedeli alla roba, 2011; La voce degli ultimi, 2010; Ballata di ogni artista, 2013; La vita è un treno per Torino, 2017; una raccolta di racconti brevi, Freak Memories, 2014, per Il foglio letterario Editore; e un libro di fotografie, Portavamo i capelli lunghi, 2013, per Prinp Editore. Per le Edizioni Tripla E, il romanzo biografico Di boxe e di vita, 2021. Ha esposto le sue opere d’arte in molte mostre personali e collettive in gallerie italiane. Nel romanzo Ballata di ogni artista del 2013, ha raccontato di gallerie d’arte e dei personaggi che le frequentano, lasciando al protagonista, sorta di alter ego, il compito di criticare aspramente il circuito degli spazi espositivi, legato alla mercificazione dell’arte e a critici e giornalisti prezzolati, e di raccontare l’infinito dilemma dell’artista, l’incessante lotta tra idealismo e purezza intellettuale e la necessità di venire riconosciuti e apprezzati. Nel 2015, il suo documentario L’ultimo balcone è stato selezionato in concorso per il 33° Torino Film Festival, nella sezione Spazio Torino.
Così si è espresso Bruno Panebarco, in merito alle finalità della propria mostra rivolese in cui ha esposto opere realizzate negli anni 2003 e 2005 dal titolo Elogio all’imperfezione (Il nuovo corso): “Com’è difficile tendere – e non raggiungere, solo tendere! – all’imperfezione, scrollarsi di dosso tutti gli orpelli che appesantiscono un’opera, la ruffianeria delle forme, dei colori, delle cornici raffinate; smettere quel mestiere di meretricio al quale spesso si accompagna l’arte. Bellezza e perfezione vorrei lasciarle agli artigiani, alle modelle, alle macchine di lusso. Vorrei uscire dai canoni prestabiliti – da chi poi? Dai critici d’arte? Tsc! – dalle visioni uniformanti, dagli stretti corridoi dell’ortodossia accademica e tornare a ‘sporcarmi le mani’ con una creazione dettata da un semplice, umile ma creativo istinto primitivo. Com’è difficile… Vorrei che le mie opere fossero un pugno nello stomaco, una scossa elettrica, finanche un attacco d’indignazione, come quei ‘brutti romanzi’ pieni di realtà nude e crude e scabrose da far accapponare la pelle, come pochi hanno il coraggio di raccontare, senza eroi né miti o figure di riferimento, in cui non c’è mai un lieto fine che ti fa rappacificare con il mondo, ma tanti input che ti fanno pensare o arrabbiare o urlare” (https://www.exibart.com/evento-arte/bruno-panebarco-elogio-allimperfezione-il-nuovo-corso/).