Galleria

en plein air

Bozzetto per “Ecosofo” n.81

Filippo Avalle

Disegno a matita su foglio di poliestere

20 x 20 cm

2014

Filippo Avalle è nato nel 1947 da madre svizzera e padre italiano a Chêne-Bougeries (Ginevra). Dopo un periodo tra Varese e Milano, la famiglia si è trasferita a Torino per l’incarico del padre come professore di filologia romanza all’Università e dove Filippo ha frequentato il Liceo artistico. Ha realizzato i primi dipinti a olio su tela con personaggi intimisti, che si staccano da sfondi metafisici. È però con i dipinti polimaterici (“quadri-forma”) che ha tentato il superamento della bidimensionalità e della cornice. Negli ultimi anni ‘60, iscritto all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, ha sviluppato il percorso intrapreso con i “quadri-forma” nello studio della casa di ringhiera di Piazza Gran Madre ed è passato poi alle “vetrine”, rappresentazioni polimateriche con stoffe, carta stagnola, lamiere, carta vetro, legno e materiali plastici. Nel 1970, un periodo di lavoro al Centro Polimero Arte di Castiglione Olona (Va) ha segnato una svolta con la sperimentazione dell’impiego del metacrilato (plexiglas), che diventerà il materiale privilegiato per le sue opere. È seguito il trasferimento con la famiglia a Milano ed è entrato così in contatto con l’ambiente culturale milanese, conoscendo Guido Le Noci, proprietario della Galleria Apollinaire, che supporta alcuni suoi progetti di grandi opere. La Galleria Philippe Daverio, condotta da Philippe Daverio e Paolo Baldacci, ha inaugurato nel 1976 la sua prima personale. Nel 1981, ha visitato il Canada e New York su invito dei Grandi Magazzini Eaton di Montréal per un’esposizione nell’ambito dell’iniziativa “Promozione Italia”. Al ritorno, sono cominciati i lavori alla casa-studio di Brienno, sul Lago di Como, dove la famiglia si è trasferita nel 1983. Nel 1987, dopo la pubblicazione del libro Opere 1974-1986, la Galleria Daverio ha promosso una sua grande mostra personale.

I suoi contatti con Milano sono rimasti vivi, come anche la presenza delle sue opere all’estero. Ha inaugurato una nuova fase, senza venire meno all’idea delle “grandi opere” e alla tensione verso quella che l’artista chiama l’“Opera Unica”, intesa come continua ricerca di una rinnovata integrazione di tutte le risorse della pittura, della scultura, dell’architettura e delle nuove tecnologie. Nel 1987, gli interessi, in particolare, per l’architettura sono continuati a essere coltivati parallelamente e si è trovato pronto per la settima grande opera, Technopolis, un “ritratto d’azienda” per la Castek di Milano. Per il CERN di Ginevra, ha progettato una tensostruttura per il soffitto del Centro visitatori (1989). Nel 1994, ha compiuto alcuni interventi artistici e funzionali in plexiglas e vetro con filtri interferenziali e fibre ottiche sulla nave da crociera Costa Allegra, disegnata dall’architetto Guido Canali. Si è aperta da allora una ricca fase di sculture luminose, cui si aggiungono prima i led e più tardi le celle fotovoltaiche. Le sperimentazioni si manifestano pure in interventi architettonici e di design con materiali più tradizionali come il ferro e il legno, accanto al plexiglas, per porte, mobili, scale e lampade. Dal 1999, per quasi vent’anni, ha insegnato Tecniche, Materiali e Strumenti nel laboratorio della Scuola di Design alla NABA (Nuova Accademia di Belle Arti) di Milano. Negli ultimi dieci anni, è impegnato in un ciclo di sculture precedute da disegni sul tema “La storia dell’uomo riccio – Omaggio ad Anna Politkovskaja”, per il progetto di un “teatrino mitopoietico” con la collaborazione del regista Maurizio Maravigna. Vi ha affiancato la realizzazione di un grande disegno a colori e la stesura di un “manoscritto miniato” ancora in corso (400 tavole), contenente un testo drammaturgico con illustrazioni, disegni, fotografie e immagini di riprese video delle sculture “messe in scena”.